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32 | capitolo quarto |
— Dunque? — chiese il magistrato, che aveva fatto avvicinare i suoi uomini.
— Siamo pronti a seguirvi, però pensate che noi siamo europei, che siamo innocenti e che qualunque violenza sarà vendicata dal nostro paese.
— Sta bene, intanto venite con noi. Vi sono delle portantine dinanzi alla porta del palazzo.
— Andiamo, Rokoff, — disse Fedoro.
— Ah! Per le steppe del Don! Mi sentirei capace di rompere la testa a questi bricconi e di disarmarli tutti.
— No, amico, sarebbe peggio per noi.
— Andiamo allora in prigione. —
Uscirono dalla stanza preceduti dal magistrato, il quale camminava tronfio e pettoruto, e seguiti da quattro agenti di polizia che avevano snudate le scimitarre, onde prevenire qualsiasi tentativo di ribellione.
Alla base della gradinata vi erano già due portantine guardate da altri quattro agenti e da otto robusti portatori.
I due europei furono fatti salire, si abbassarono le tende onde sottrarli alla vista dei curiosi, poi i facchini partirono a passo rapido, scortati dagli agenti di polizia.
Nessuno pareva che si fosse accorto dell’arresto dei due russi. D’altronde era una cosa talmente comune il vedere in Pekino delle portantine, che i passanti non vi avevano fatto alcun caso, quantunque vi fossero intorno i poliziotti.
Dopo una lunga ora, i facchini si fermarono. Rokoff e Fedoro, che cominciavano a perdere la pazienza e ad averne abbastanza di quella prigionia, si trovarono sotto uno spazioso atrio, dove si vedevano gruppi di agenti, di soldati e di guardiani che chiacchieravano fumando o masticando semi di zucca.
— È questa la prigione? — chiese Rokoff.
— Lo suppongo, — rispose Fedoro.
— Che ci chiudano ora in qualche segreta?
— O in gabbia invece?
— Vivaddio! Io in una gabbia? Non sono già una gallina!
— La vedremo!
— Non lasciarti trasportare dall’ira, Rokoff, — disse Fedoro. — Forse non oseranno trattarci come delinquenti comuni, per paura dell’Ambasciata. —
Due uomini seminudi, dai volti arcigni, colle code arrotolate intorno al capo, armati di certi coltellacci che pende-