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i giganti dell’imalaia 303


— Attraversando il Nepal?

— È probabile, — rispose il capitano.

— E dove finiremo?

— Lo ignoro ancora. Tutto dipende da certe circostanze.

— Non andremo a Calcutta? — insistette Fedoro.

— Non desidero che mi si veda colà. —

Il capitano, che non amava, a quanto pareva, spiegarsi sui suoi futuri progetti, si era alzato da tavola accendendo una sigaretta e si era recato a prora dicendo:

— Guardate il Nigkorta: è stupendo. —

L’enorme montagna, una delle più alte del Tibet, giganteggiava verso l’est, capofila dell’immenso ammasso di picchi enormi che formava la catena del Nin-thang-la.

Al pari delle altre era tutta coperta di nevi, dalla base alla cima e appariva come un enorme pane di zucchero. Sui suoi fianchi, immensi ghiacciai scintillavano sotto i raggi del sole vomitando senza posa, nelle sottostanti vallate, blocchi colossali di ghiaccio che dovevano più tardi alimentare i fiumi che scendono in gran copia da quel colosso.

Lo Sparviero, costretto a mantenersi a un’altezza di tre mila metri, faticava non poco, in causa delle furiose correnti aeree che s’incrociavano in mille guise e che a ogni istante cambiavano direzione, nondimeno riusciva a percorrere le sue trentacinque o quaranta miglia all’ora.

Alla sera passava sopra Gang-Ischaka, una borgata di qualche importanza, mettendo in subbuglio la popolazione che in quel momento si trovava nelle vie a mungere gli jacks domestici; poi con una rapidissima volata andava a posarsi sulla cima d’una montagna situata trenta miglia più al sud, in un luogo che sembrava deserto.

L’indomani, ai primi albori, il capitano, che pareva avesse molta fretta di attraversare il Tibet, dava il segnale della partenza.

Cominciavano allora ad apparire delle pianure. La regione montuosa spariva a poco a poco per riprendere più tardi il suo impero al di là del Bramaputra, colla gigantesca catena dell’Imalaia.

Alle due del pomeriggio il capitano additava a Fedoro e a Rokoff un fiume larghissimo che scorreva dall’ovest all’est con larghi serpeggiamenti.

Era il Bramaputra, uno dei più celebri fiumi dell’Asia, perchè le sue acque, al pari di quelle del Gange, vengano ritenute per sacre.