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un supplizio spaventevole | 293 |
— Provatevi, — rispose semplicemente il capitano, balzando sopra la balaustrata e facendo un segno al macchinista.
Il Lama si era rivolto verso i suoi monaci, gridando:
— Fermate, figli di Budda!
Nessuno invece si era mosso. Un terrore superstizioso li aveva inchiodati al suolo, vedendo lo Sparviero, che per loro doveva essere qualche aquila terribile, agitare le sue immense ali.
— Che Budda vi maledica! — gridò il Lama, furioso. — Voi non siete suoi figli! Siete degli stranieri. —
Il capitano non si era nemmeno preso la briga di rispondere. Che cosa gl’importava che quel monaco si fosse accorto che era un uomo di razza bianca, e che non aveva mai avuto a che fare con Budda! A lui bastava di aver saputo dove si trovavano il russo e il cosacco.
Lo Sparviero, con una rapida volata, aveva raggiunto i quattrocento metri e filava a tutta velocità sul lago, dirigendosi verso il sud.
Nondimeno il capitano non era interamente soddisfatto delle buone nuove avute. Come strappare ora i suoi due amici al potente Bogdo-Lama che li teneva prigionieri nel suo monastero? Era quello che si domandava senza trovare una risposta.
Sapeva dove si trovava quel convento, perchè la sua carta lo segnava, ma non bastava. Bisognava trovare il modo di liberare i due Budda viventi fra parecchie centinaia di monaci e forse sotto gli occhi di migliaia di pellegrini e probabilmente armati, non avendo i Tibetani l’abitudine di deporre i loro moschettoni e i loro coltellacci nemmeno quando entrano nei templi a pregare.
Era bensì vero però che poteva disporre di mezzi potenti, quali le sue tremende bombe ad aria liquida, più che sufficienti per smantellare anche una fortezza, ma lanciandole senza sapere dove si trovavano rinchiusi Rokoff e Fedoro, li esponeva al pericolo di saltare assieme ai monaci.
— Che cosa farai? — gli aveva chiesto lo sconosciuto, quando lo Sparviero ebbe perduto di vista il monastero.
— È ciò che stavo domandandomi, — aveva risposto il capitano.
— Bombarderai il convento?
— Potrei uccidere anche loro.
— Che quei monaci non fuggano, vedendo il tuo Sparviero?
— Ne dubito.