Pagina:Salgari - I figli dell'aria.djvu/332

290 capitolo trentaduesimo


Si erano messi subito febbrilmente al lavoro, ansiosi di tornare sul Tengri-Nor per ritrovare il russo e il cosacco.

Il capitano non era però molto tranquillo sulla sorte toccata ai due disgraziati. Non dubitava che Rokoff, forte come era e valente nuotatore, fosse riuscito a toccare la spiaggia e quindi chiedere ospitalità al monastero; era inquieto per Fedoro che non sapeva nuotare e che non possedeva la robustezza eccezionale del compagno. Nondimeno in fondo non disperava di poterlo ritrovare ancora vivo, essendo caduto quasi contemporaneamente al cosacco.

— Chissà... — mormorava, pur lavorando assieme allo sconosciuto. — Forse Rokoff lo ha veduto cadere e lo ha portato alla riva. So dove si trova quel monastero e andrò a chiederne conto a coloro che lo abitano. Se li hanno uccisi, farò cadere tante bombe ad aria liquida da non lasciare pietra su pietra. —

Dopo sette ore lo Sparviero era pronto. Il macchinista aveva rinnovato le lastre fuse dal fulmine e il capitano e il suo misterioso e taciturno compagno avevano riparato i danni sofferti dai piani, ricollocato a posto un nuovo timone e anche le eliche, ma la bufera non si era affatto calmata, anzi era aumentata e il vento soffiava più forte che mai dal sud. Era impossibile voler affrontare quelle raffiche che minacciavano di contorcere le ali o produrre nuovi e forse più gravi guasti.

Il capitano, a malincuore, si vide costretto ad attendere che tutto quel diavolìo si calmasse.

Per quaranta ore l’uragano imperversò con furia indicibile, scuotendo il fuso e facendolo persino talvolta scorrere sul suolo, poi a poco a poco cominciò a scemare di violenza, la grande corrente d’aria gelata si spezzò, prendendo altre direzioni.

Era il momento d’inalzarsi e di far ritorno al Tengri-Nor.

L’uragano li aveva spinti a oltre cento miglia dal lago santo, verso il Duka-Nor, un bacino di estensione considerevole che si trova in mezzo all’altipiano di Nagtshucha e disabitato, distanza che lo Sparviero, anche con vento non favorevole, poteva superare in meno di tre ore, salvo incidente.

La macchina volante, che ora funzionava perfettamente, s’alzò senza difficoltà, raggiungendo i cinquecento metri per poter superare le catene rocciose che si estendevano in tutte le direzioni, formando un caos di picchi e prese la corsa verso il sud, in direzione di Iadoro Gorupa.

Due ore dopo si librava sul piccolo lago di Bul-tscho o del