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284 | capitolo trentunesimo |
sacco però era rimasto tutt’altro che contento e aveva mandato in cuor suo a casa del diavolo quel monaco che veniva a guastargli i progetti.
— Se costui mi capisce, che cosa dirò ora su Buddha? — si era chiesto, con angoscia. — Me lo appiccicheranno ai fianchi perchè traduca alle turbe tutte le mie corbellerie. Che s’affoghino Budda, i pellegrini, il Lama e quell’imbecille di tartaro che ha insegnato il russo a questo monaco. Se potessi trovare un mezzo qualsiasi per rifiutarmi di parlare? Se dicessi di essere diventato improvvisamente muto? —
Era troppo tardi ormai per ritirarsi o per cercare dei pretesti per rinunciare alla famosa predica. I fedeli erano già entrati a centinaia e centinaia nel monastero, impazienti di vedere i figli di Budda, che si erano degnati di scendere sulle sante acque del Tengri-Nor e di udire la loro parola divina.
— Venite, — disse il monaco che parlava il russo, prendendolo per una mano e traendolo con dolce violenza. — Il tempio è pieno. —
Rokoff si sentì gelare il sangue.
— Datemi prima da bere, — disse, tergendosi alcuni goccioloni di sudore che gl’imperlavano la fronte, non ostante il freddo intenso che regnava in quella sala.
— Avrete tutto ciò che desiderate.
— Dell’acquavite e molta per ispirarmi meglio e acquistare un po’ di coraggio, — mormorò il disgraziato cosacco.
Seguì il monaco attraverso parecchi androni, insieme a una dozzina di preti, incaricati probabilmente di sorvegliarlo e d’impedirgli qualsiasi tentativo di fuga e venne condotto in un gabinetto dove si trovava una tavola imbandita.
Con mano nervosa afferrò un fiasco d’argento pieno di acquavite tiepida e senza preoccuparsi della presenza dei monaci, lo vuotò più di mezzo senza staccarlo dalle labbra. Era forse una grave imprudenza, essendo quel liquore fortissimo, del sam-sciù cinese estratto dal riso fermentato, che doveva produrre una semiubbriachezza quasi fulminante, ma Rokoff ne aveva proprio bisogno, in quel momento, per affrontare coraggiosamente la terribile prova.
E quella bevuta fenomenale fece davvero un buon effetto. Il cosacco, mezzo stordito, si sentì tutto d’un tratto acquistare un’energia straordinaria.
— Andiamo, — disse con voce risoluta.