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i budda viventi 279


— I furfanti! — esclamò. — Hanno preso tutte le loro misure per impedirci l’evasione. Che il diavolo se li porti nell’inferno di Budda, se ve n’è uno. —

Attraversato il corridoio si trovò in un’altra sala, tappezzata tutta in seta rossa a fiorami gialli, circondata da bellissimi divani ricamati in oro, con parecchi tavoli laccati di manifattura cinese e con in mezzo un letto massiccio, molto ampio, con incrostature di madreperla e le coperte di seta.

— Suppongo che sarà la stanza per dormire, — disse Rokoff. — Devono essere ben ricchi questi monaci, per sfoggiare un tale lusso!... —

Anche quella sala riceveva la luce da un lucernario di talco. All’intorno invece nessuna finestra, nemmeno un pertugio.

— Se si potesse salire lassù, — mormorò il cosacco, misurando collo sguardo l’altezza della vôlta. — Sei metri! Come arrivarci? Perlustriamo ancora: chissà!... —

Passò un’altra porta ed entrò in un gabinetto di teletta, tutto in seta azzurra, con altri tavoli laccati coperti da barattoli, da bottigliette, da piccoli recipienti d’argento, contenenti probabilmente dei profumi e delle pomate.

Dei bastoncini odorosi, piantati su dei candelieri d’oro, di fattura squisita e finemente cesellati, bruciavano spandendo all’intorno un profumo penetrante. Anche là nessuna finestra, perchè la luce scendeva dall’alto, da un foro circolare.

— Siamo prigionieri, — disse Rokoff, che era assai di cattivo umore, molto impressionato dalla brutta piega che prendevano le cose. — E poi anche se noi riuscissimo a raggiungere la vôlta e sfondare un lucernario, come fuggire? Il monastero è altissimo e almeno io non ho alcun desiderio di rompermi il collo e di fracassarmi le gambe. Prima di coricarci andiamo a udire se Fedoro sa trovare un mezzo qualunque per andarcene. Si dice che i meridionali hanno la fantasia feconda. —

Rifece lentamente la via percorsa, rientrò nel salone e vide il russo sprofondato nella sua sedia a braccioli e che dormiva profondamente.

— A quanto pare nè l’amico Budda, nè l’acquavite tiepida non l’hanno ispirato, — mormorò Rokoff, che non seppe trattenere un sorriso. — Che discorso farà domani? Mi si rizzano i capelli solamente a pensarlo! Giacchè dorme, imitiamolo; i monaci aspetteranno. —