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268 | capitolo trentesimo |
— E condurrà l’essere divino incaricato di rimanere fra di noi?
— Nostro fratello verrà.
— Ha eguale potenza di voi?
— Siamo tutti eguali.
— È bianco come voi?
— Sì.
— E perchè il grande Budda che era bronzeo al pari degli indiani, ha creato dei figli dalla pelle bianca?
— Tutti nel nirvana sono bianchi, perchè la luce intensa che regna lassù, scolorisce presto gli uomini che hanno la pelle nera o bronzina.
— Budda è grande! — esclamò il Lama battendo il petto con ambo le mani. — È contento di noi?
— Se non lo fosse, non ci avrebbe mandati sulla terra a visitare i suoi fedeli, — rispose Fedoro. — Egli però vorrebbe che la sua religione si estendesse maggiormente e che si diffondesse in tutto il mondo.
— Siamo in molti.
— Non basta.
— Abbiamo monasteri nell’India, in Cina, nel Siam e anche nella Birmania e persino nel Turchestan.
— Ne vorrebbe di più.
— Ne costruiremo degli altri e manderemo i nostri monaci in altre regioni a fare nuovi proseliti.
— Ecco quel che desidera da voi il grande Illuminato.
— L’avete finita? — chiese Rokoff, che cominciava a perdere la pazienza. — Riprenderei volentieri il sonno così inopportunamente interrotto; manda a dormire quest’uomo barbuto e fagli comprendere che ci ha seccati abbastanza col suo Budda.
— Il vostro compagno parla un’altra lingua! — esclamò il Lama. — Non andrà nella Mongolia?
— No, — rispose prontamente Fedoro. — Egli è destinato a recarsi presso le tribù dei Calmucchi e dei Chirghizi, presso le quali la religione buddista non è rigorosamente osservata; ecco perchè non parla il cinese.
— E il vostro quarto fratello dove andrà?
— Nella Siberia.
— Un paese che non ho mai udito nominare, ma il mondo è così vasto! E poi noi non usciamo mai dai confini del Tibet. —
Stette un momento silenzioso, guardando ora Fedoro e