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il monastero di dorkia 265

CAPITOLO XXX.

Il monastero di Dorkia.

Come abbiamo già detto, il monastero di Dorkia è il più celebre di tutti quanti sorgono sui promontori del lago sacro, perchè è sede d’un Bogdo-Lama, ossia d’una specie di pontefice che porta il titolo di Perla dei sapienti, potente quasi quanto l’altro che risiede nell’altro famoso monastero di Tascilumpo, che si chiama invece il Dalai-Lama.

Questi due pontefici sono i custodi della religione e sono venerati per i lumi della loro scienza, ma non hanno che un potere limitato, spettando il diritto di governare al Grande Lama, il cui nome significa Perla dei vincitori e anche dei re.

Il Dalai-Lama di Tascilumpo è indubbiamente più venerato e molto più potente del Bogdo-Lama di Dorkia; non di meno anche questo gode grande fama, dominando la regione in cui si trova il famoso lago sacro.

Il monastero che si presentava agli sguardi stupiti di Fedoro e del cosacco, era degno della sua fama. Era un insieme di costruzioni enormi, con in mezzo un tempio a quattro piani, sormontato da una cupola colossale, coperta di foglie d’oro e sorretta da un numero infinito di colonne del pari dorate.

Terrazze ampissime s’estendevano tutto all’intorno, cinte da balaustrate di pietra e già piene di monaci in attesa dell’arrivo dei due figli del cielo. Ce n’erano delle centinaia, con lunghe tonache di feltro bianco e nero che il vento, sempre impetuosissimo, scompigliava con un effetto fantastico.

I tam-tam sospesi alle diverse parti del monastero squillavano fragorosamente sotto i colpi precipitosi dei martelli, destando l’eco delle immense montagne che giganteggiavano dietro al lago, mostrando le loro punte aguzze coperte di nevi e i loro fianchi ingombri di ghiacciai.

Il capo della scorta si era fermato dinanzi a un’ampia gradinata che metteva a un vasto edificio di stile cinese, coi tetti doppi e che finivano, agli angoli, in punte arcuate, adorne di campanelli che il vento sbatacchiava con un tintinnìo assordante.

Fedoro e Rokoff, ancora abbagliati dalla magnificenza di quel monastero, si erano decisi a scendere da cavallo e a salire la gradinata, passando fra due ali di monaci che si curvavano fino a terra.