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254 | capitolo ventinovesimo |
I sei monaci, vedendolo entrare, gli si erano gettati dinanzi battendo la fronte sul pavimento, poi quello della collana si era alzato scambiando col vecchio alcune rapide parole.
— Che sia il capo del convento? — chiese sottovoce Rokoff, guardandolo con curiosità.
— Dal rispetto che gli dimostrano i monaci, lo credo tale, — rispose Fedoro.
— Dobbiamo anche noi inginocchiarci? Ci penso poco io.
— No, come figli di Budda gli siamo superiori, quindi tocca a lui fare omaggio a noi. —
Il vecchio Lama guardò per alcuni istanti i due europei, poi s’avanzò verso di loro, e come Fedoro aveva previsto, s’inginocchiò battendo tre volte la fronte sul pavimento.
Il russo si curvò verso di lui e lo rialzò, dicendogli in cinese:
— Salute al capo dei Buddisti del lago sacro di Tengri-Nor. —
Il Lama con un gesto fece uscire i monaci, prese per una mano i due europei e li condusse su un piccolo divano, facendo loro segno di accomodarsi, poi disse, pure in lingua cinese:
— Saluti e omaggi ai figli del cielo, ai quali il grande Budda ha dato la potenza di solcare gli spazi come le aquile e di sfidare le tempeste. —
Ci fu fra di loro un silenzio abbastanza lungo e anche molto imbarazzante, poi il Lama riprese, facendosi coraggio:
— È il grande Budda che vi ha detto di scendere fra i fedeli del Tengri-Nor?
— Sì, — rispose prontamente Fedoro, con calma imperturbabile. — Il possente Dio ci aveva pregato di venire a visitare i conventi del lago sacro.
— Perchè siete discesi fra le acque invece di prendere terra dinanzi al nostro monastero?
— Perchè lo spirito del male aveva scatenato contro di noi i venti e le folgori, onde impedirci di compiere la nostra missione.
— Noi vi avevamo veduti ieri sera lottare contro la tempesta avvolti fra una luce intensa, abbagliante. Budda illuminava il vostro grande uccello per guidarlo anche fra le tenebre.
— È vero, — disse Fedoro — ma il genio del male pareva che in quel momento fosse più forte di noi e chi sa dove ci avrebbe spinti se noi non ci fossimo lasciati cadere fra le onde del lago.
— Voi non eravate soli.