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246 capitolo ventottesimo


Pur continuando a nuotare con suprema energia per non venire subissato dalle onde che lo incalzavano da tutte le parti, col braccio sinistro si strinse al petto l’amico, cercando di tenergli la testa fuori dell’acqua.

Nel fare quell’atto gli parve che un tremito avesse scosso quel corpo che poco prima aveva creduto inerte.

— No... non è morto! — gridò. — Salviamolo! —

La cosa però era tutt’altro che facile, perchè non sapeva dove si trovasse, quantunque si rammentasse vagamente di aver scorto, poco prima della caduta, un promontorio e una vasta costruzione. E poi le onde erano ben lungi dal calmarsi e aveva da sostenere l’amico.

— Se non potrò salvarlo, almeno morremo insieme, — pensò il bravo cosacco. — Ah! Se ci fosse qui anche il capitano ad aiutarmi? Ma chissà se sarà ancora vivo. —

Nuotava con furore, facendo sforzi prodigiosi per non venire travolto dai marosi, girando gli sguardi in tutte le direzioni per vedere se scopriva la riva.

I muggiti delle onde e i fischi acuti del vento lo stordivano, eppure continuava a lottare coll’energia che infonde la disperazione. No, non voleva morire. Nuotava da dieci minuti, quando gli parve, fra le urla del vento e lo scrosciare delle acque, di udire delle grida umane.

Alzò gli occhi e distinse confusamente su una rupe la medesima costruzione che aveva veduto poco prima di venire precipitato nel lago.

— La costa è vicina, — pensò. — Cerchiamo di raggiungerla e badiamo soprattutto di non venire sfracellati contro le rocce.

Si lasciava portare dalle onde, nuotando solamente coi piedi, per tema che la violenza della risacca gli strappasse dalle braccia Fedoro.

A un certo momento si trovò dinanzi una superficie spumeggiante, quasi calma. Non più marosi e non più contro ondate.

Era entrato in qualche piccola baia difesa da uno o più promontori o da qualche linea di scogliere? Almeno lo suppose.

Comunque fosse, colà l’acqua era tranquilla e se vi era una terra vicina, l’approdo non doveva essere nè difficile, nè pericoloso.

— Ecco una fortuna insperata, — disse Rokoff. — Se...

Non proseguì. Le sue gambe avevano toccato un fondo duro, probabilmente roccioso, irto di punte. Si rizzò e s’accorse d’aver l’acqua solamente fino al petto.