Pagina:Salgari - I figli dell'aria.djvu/279


il lago santo dei buddisti 243


— Dove siamo noi?

— In mezzo al lago, suppongo.

— Riusciremo a toccare la riva opposta, prima che il vento ci fracassi le ali o che le folgori ce le incendino?

— Chi può dirlo? Come vedete, ho impresso al mio Sparviero tutta la velocità possibile, ma i venti ci travolgono. Temo di dover cedere e di lasciarmi trasportare dalle raffiche.

— E tornare verso la costa settentrionale? —

Il capitano non ebbe il tempo di rispondere. Una tromba d’aria, formata dai venti che pareva s’incontrassero proprio in mezzo al lago, aveva preso lo Sparviero, facendolo girare su sè stesso con rapidità spaventevole.

Le ali, impotenti a lottare, si torcevano e scricchiolavano paurosamente, come se da un momento all’altro dovessero spezzarsi e perfino i robusti fianchi del fuso gemevano.

Il treno-aereo, sempre roteando, veniva spinto in alto, verso il vertice della tromba, dove si vedevano le nubi disgregarsi, formando come un immenso cono rovesciato.

Per alcuni istanti, in fondo a quel tubo, si vide apparire una specie di disco rosso che pareva fosse incandescente, forse il sole, poi un’oscurità profondissima avvolse lo Sparviero e gli aeronauti.

Dove si trovavano? Erano stati spinti o meglio assorbiti dalla immensa nuvola nera? Il capitano lo credette.

A un tratto però a quell’oscurità successe una luce intensa, abbagliante, seguita da tuoni formidabili che sembravano scoppi di mine colossali o di polveriere.

Linee di fuoco correvano a destra e a sinistra degli aeronauti atterriti, facendo scintillare il fuso, il quale pareva che fosse diventato incandescente.

Erano folgori che passavano a pochi metri e che subito scomparivano in mezzo alle masse di vapore che il vento travolgeva burrascosamente. Un odore acuto, che pareva di zolfo, si espandeva all’intorno soffocando gli aeronauti.

Tutto era in fuoco. Migliaia di scintille correvano sulle ali, sui piani inclinati, sulle eliche, sul ponte, sulle vesti stesse degli uomini. Perfino la barba di Rokoff era piena.

— Capitano! — gridò il cosacco cercando di dominare, colla sua robusta voce, quei rombi e quegli scoppi. — Che cosa succede?

— Siamo in mezzo alla meteora, — rispose il comandante, con voce soffocata.