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234 capitolo ventisettesimo


Il freddo era considerevolmente aumentato e un vento secco e insistente soffiava dal nord, facendo soffrire assai gli aeronauti, i quali si sentivano screpolare la pelle del viso e gelare le dita.

Si rinchiusero nel fuso, dove qualche ora prima era stata accesa la stufa e dopo la cena si cacciarono nei loro letti.

L’indomani lo Sparviero riprendeva la sua corsa, aumentando considerevolmente la velocità. Anche il capitano cominciava ad averne fin sopra i capelli di quel deserto di ghiaccio e sospirava il momento di scendere nella regione dei laghi, per ritrovare una temperatura più mite e rinnovare anche le sue provviste. Almeno là era certo di trovare abbondante selvaggina, essendo le vallate del Tibet meridionale ricche d’asini selvaggi, di jacks, di argali e di stambecchi.

Ci vollero nondimeno altri due giorni prima di giungere al margine meridionale di quell’eterno altipiano e di calare nelle ricche vallate dell’Or, cosparse di laghi e laghetti e anche di villaggi popolosi.

Veramente l’altipiano continuava ancora, estendendosi fino sulle rive del Tengri-Nor. È solamente nelle vicinanze di quel lago sacro che cessa, nondimeno non aveva più la elevazione di prima, nè appariva brullo e nevoso.

Anzi, cominciavano a vedersi foreste di pini e di abeti, di querce gigantesche e di aceri, e anche campi coltivati a orzo e poi si vedevano pascolare cammelli, jacks domestici e bande di montoni guardate da numerosi pastori, i quali accoglievano coraggiosamente lo Sparviero a colpi di fucile, scambiandolo per qualche aquila mostruosa.

Non avendo che delle pessime armi a miccia, le palle non giungevano mai fino agli aeronauti, i quali, per precauzione, si mantenevano a un’altezza di tre o quattrocento metri.

Quando lo Sparviero passava invece sopra qualche borgata, un profondo terrore si spargeva fra gli abitanti.

Tutti fuggivano urlando, i cammelli si gettavano al suolo nascondendo la testa fra le gambe anteriori, gli jacks muggivano, i montoni si disperdevano fra i dirupi e i cani latravano con furore.

Quella confusione non durava che qualche minuto; l’aereotreno s’allontanava rapidissimo, senza aver divorato alcuno.

La sera del terzo giorno, dopo aver attraversato la regione dei piccoli laghi del Bilui-Dyka e i monti Nobokon-Ubaski, la macchina volante calava sulle rive del Buka-Nor, un vasto bacino disabitato che si trova al nord del Tengri.