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232 | capitolo ventisettesimo |
rare la catena, la quale appariva imponente, e con una massa di piramidi e di picchi altissimi, coperti di neve e di ghiaccio.
Esso si dirigeva fra l’estremità occidentale dei Crevaux ed il Ruysbruck, dove si vedeva una enorme spaccatura, che doveva servire di passo ai pellegrini provenienti dalla Mongolia.
Che orribile regione era quella! Abissi, valloni selvaggi, creste che pareva si spingessero fino in cielo, punte aguzze, nevi e ghiacciai. Non un albero, non una pianticella qualsiasi, nemmeno dei modesti licheni. Una vera regione polare, forse peggio; perchè anche nelle isole dell’Oceano Artico e anche in quelle dell’Antartico, durante la breve estate nasce un po’ di vegetazione.
E poi non un animale, non un volatile. Perfino le aquile mancavano.
— Questa si potrebbe chiamare la terra della desolazione, — disse Rokoff.
— In questa stagione sì, — rispose il capitano. — In estate invece vi sono dei pastori che si spingono anche quassù colle loro mandrie di jacks e di montoni.
— A pascolare che cosa?
— Le magre erbe che spuntano timidamente fra i crepacci.
— Questa regione non potrà mai essere popolata stabilmente.
— Eh! Chissà, signor Rokoff. Io non mi stupirei se fra due o trecent’anni anche questi spaventevoli deserti avessero una popolazione. Pensate che gli abitanti del nostro globo aumentano ogni anno prodigiosamente e che la nostra Terra rimane sempre eguale per estensione.
— Oh! Ve ne sono ancora degli spazi inoccupati.
— Meno di quello che credete, signor Rokoff. Guardate l’America del Nord per esempio. Cinquant’anni or sono le sue immense praterie erano popolate solamente da poche centinaia di migliaia d’indiani; oggi tutti quei terreni sono stati invasi dalla razza bianca che non è meno prolifica di quella mongola, e spazi liberi o semi deserti non ve ne sono quasi più.
— Non dico di no.
— Guardate l’Africa. Cent’anni or sono aveva immense plaghe abitate da tribù di negri; ora gran parte di quel continente è stato invaso e fra altri cinquant’anni non vi saranno più terre disponibili.
— In quanti siamo ora noi?
— La popolazione del mondo conta oggidì, in cifra tonda, un miliardo e cinquecento milioni, mentre le terre abitabili