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l’assalto dei montanari 227

importuna andate a esplorare i dintorni, onde non ci sorprendano nuovamente.

— Un cosacco non sente la neve. Contate su di me, signore. —

Mentre Rokoff s’inoltrava nel vallone, verso la parte donde erano fuggiti i Tibetani, il macchinista, il capitano e i loro compagni si rimettevano al lavoro con febbrile attività.

Già il macchinista aveva preparate le traverse che dovevano surrogare quelle spezzate dall’uragano e non si trattava che di saldarle, operazione però che richiedeva un certo tempo onde la grave avarìa non si ripetesse più tardi per la terza volta e in circostanze maggiormente difficili.

Alle quattro del mattino, con uno sforzo supremo, l’ala era accomodata con una serie di robuste saldature, rinforzate da anelli d’acciaio.

Non rimaneva che coprire i piani inclinati nei luoghi dove la seta era stata levata, cosa facilissima perchè non si trattava che di tagliare il feltro delle tende e d’inchiodarlo.

Rokoff non era ancora tornato dalla sua esplorazione. Quel coraggioso doveva essersi spinto ben innanzi per impedire una nuova sorpresa.

— Affrettiamoci, disse il capitano. — Fra un’ora potremo inalzarci e riguadagnare l’altipiano. Intanto mettiamo in funzione la macchina. —

Avevano appena tagliato il feltro e lanciata l’aria liquida attraverso i tubi della macchina, quando udirono improvvisamente echeggiare la voce di Rokoff:

— All’armi! —

Poi uno sparo, seguito a breve distanza da un'altro e da un fragore assordante misto a muggiti ed a nitriti.

— Quale valanga sta per rovesciarsi su di noi? — si chiese il capitano.

Delle grida e delle detonazioni formidabili si udivano in lontananza, verso l’estremità del vallone e si vedevano anche delle linee di fuoco solcare di quando in quando la nebbia.

La voce di Rokoff, improntata d’un profondo terrore, era echeggiata più vicina:

— All’armi! Preparate la mitragliatrice! Ecco il nemico! —

Poco dopo usciva dalla nebbia, correndo all’impazzata.

I clamori erano diventati assordanti. Muggiti, nitriti, urla umane e spari si confondevano con un crescendo spaventevole.

— Signor Rokoff! — gridò il capitano, balzando dietro