Pagina:Salgari - I figli dell'aria.djvu/260

226 capitolo ventiseiesimo 225


Il capitano si era slanciato verso il cosacco aiutandolo a salire.

— Grazie, — disse. — Stavamo per venire sopraffatti.

— Non avrà sofferto lo Sparviero? — chiese Rokoff.

— Nulla di guasto, — gridò il macchinista, che si era precipitato verso le ali.

— E i Tibetani? — chiese Fedoro.

— Fuggiti, — rispose il capitano.

— E credo che non torneranno nemmeno più — aggiunse Rokoff.

Intanto le fiamme aumentavano, distruggendo tuttociò che l’esplosione aveva risparmiato. Lingue di fuoco s’alzavano dappertutto rischiarando il vallone come in pieno giorno.

Nembi di scintille, che il vento spingeva altissime, facendole turbinare fino ai margini superiori dell’altipiano, solcavano le tenebre come miriadi di stelle.

— Capitano! — gridò ad un tratto Rokoff. — Se provassimo a qualche cosa? Vi è la nostra seta in quelle casupole.

— È quello che pensavo anch’io, — rispose il comandante. — E poi vedo anche delle tende di feltro che potrebbero servire pei nostri piani. Signor Fedoro, venite con noi e voialtri guardate lo Sparviero. —

I tre uomini si slanciarono verso il villaggio, il quale ardeva come un fastello di legna secca.

La violenza dell’esplosione aveva atterrato una terza parte delle abitazioni e parecchie tende. Le altre però erano ugualmente perdute, perchè le fiamme le avevano ormai avviluppate divorando i legnami con rapidità incredibile.

Sarebbe stata una follìa il volersi cacciare fra quella fornace ardente per cercare la seta rubata.

Il capitano ed i suoi compagni s’impadronirono di tre vaste tende che erano state gettate al suolo, formate di spesso feltro e le trascinarono presso lo Sparviero. La stoffa era più che sufficiente per coprire i piani e poteva surrogare, quantunque assai più pesante, la seta presa dai Tibetani.

— Lasciamo che il fuoco termini di consumare le catapecchie e occupiamoci dell’ala, disse il capitano. — Vorrei andarmene prima che sorgesse l’alba.

— Che i briganti ritornino? — chiese Rokoff.

— Se hanno altri compagni in questo vallone, non mi stupirei di vederli ricomparire, per vendicare la loro disfatta e punirci d’aver incendiate le loro case. Se il freddo non vi