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l’assalto dei montanari 225

Dall’altra parte le fucilate continuavano, aumentando d’intensità. I Tibetani non cedevano nemmeno dinanzi alle poderose scariche della mitragliatrice le cui palle dovevano spazzare il terreno in tutte le direzioni, essendo le canne disposte a ventaglio.

Rokoff, raggiunta l’estremità del piano, si gettò al suolo per non venire colpito dai proiettili dei montanari che passavano sopra il fuso e si spinse risolutamente innanzi, brancolando fra l’oscurità.

Sapeva press’a poco dove si trovavano le capanne. Non dovevano distare che tre o quattrocento metri dallo Sparviero.

Si era messo a correre, udendo le urla dei Tibetani aumentare, come se si incoraggiassero per un assalto decisivo.

Ad un tratto andò a urtare contro un ostacolo. Era una parete in legno od in muratura.

— Una casupola, — disse. — Fosse almeno quella del capo!

Girò rapidamente intorno finchè trovò un’apertura e vi si cacciò dentro. Un po’ d’argol bruciava su alcuni sassi, spandendo all’intorno una vaga luce.

Rokoff depose il tubo di ferro in un angolo, mise a posto il rocchetto, svolse il filo e poi fuggì a tutte gambe per non saltare assieme al villaggio.

La fucilata in quel momento era diventata furiosa. Presso il fuso, si combatteva ferocemente fra gli aeronauti e i Tibetani, i quali parevano più che mai decisi d’impadronirsi dello Sparviero e dei suoi difensori o meglio delle loro formidabili armi.

Già il cosacco stava per raggiungere il piano di babordo, quando vide sorgere dalla terra alcune ombre.

— Largo! — gridò.

Vedendo altri uomini accorrere alzò le due rivoltelle e aprì un vero fuoco di fila facendone cadere alcuni, poi approfittando del terrore dei superstiti si slanciò verso il fuso, urlando:

— Tenete fermo! Il villaggio sta per saltare! —

E sprigionò la scintilla elettrica, servendosi del filo che non aveva abbandonato. Una spaventevole detonazione rimbombò nel vallone, seguita da urla di spavento e da un precipitare di rottami.

La spinta dell’aria era stata così violenta da spostare perfino il fuso e da atterrare di colpo gli aeronauti.

Per alcuni minuti si udirono dei clamori assordanti che si allontanavano verso l’uscita del vallone, poi una luce intensa s’alzò forando il nebbione.

— Il villaggio ha preso fuoco! — gridò Rokoff, il quale si era risollevato.