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222 capitolo ventiseiesimo

che li aveva raggiunti coi fucili. — Il fuso per noi rappresenta, in questo momento, una piccola fortezza, sulla quale potremo resistere lungamente.

— Sì, avete ragione, — rispose il capitano, che riacquistava il suo sangue freddo. — Se però i ladri tornano, non li risparmieremo. Signor Rokoff, voi sorvegliate il piano di babordo ed io quello di tribordo e voi, signor Fedoro, andate ad aiutare il macchinista. È necessario che per domani l’ala sia riparata onde essere pronti a partire. Spero di potermi inalzare fino al margine di questo vallone anche coi piani semi-sventrati, ma non lo faremo che all’ultimo momento, nel caso d’un gravissimo pericolo. —

Tornarono verso il fuso. Fedoro si unì al macchinista e allo sconosciuto, il quale lavorava non meno febbrilmente del compagno, dimostrando molta perizia, mentre Rokoff ed il capitano si collocavano a babordo ed a tribordo, coi fucili in mano.

Essendosi la nebbia un po’ diradata, potevano sorvegliare i piani che s’allungavano ai due lati del fuso.

Nel piccolo villaggio pareva che tutti dormissero, nondimeno nè il comandante nè il cosacco si lasciavano ingannare da quel silenzio, il quale poteva invece nascondere qualche sorpresa.

Nessuna ombra più vagava fra le nebbie, tuttavia le due sentinelle non rallentavano la loro vigilanza. Anzi talora scendevano dal fuso spingendosi fino alle estremità dei piani.

La sera era calata e l’oscurità era aumentata in quel selvaggio burrone, rendendo più difficile la sorveglianza.

L’uragano continuava intanto ad imperversare sull’altipiano. Il vento ruggiva sempre in alto, lanciando nel vallone nembi di neve, le quali s’accumulavano in masse enormi, qua e là e si udivano ancora i rombi delle valanghe.

Doveva essere la mezzanotte quando Rokoff vide alcune ombre scivolare cautamente fra i mucchi di neve, cercando di accostarsi allo Sparviero.

— Capitano! — gridò. — Vengono.

— I Tibetani?

— Sì, li vedo strisciare verso di noi.

— Salutateli con un colpo di fucile.

— Faccio di meglio, signore; metto in opera la mitragliatrice. Si persuaderanno in tal modo che possediamo delle armi terribili. —

Il cosacco s’avvicinò al pezzo che era stato collocato a prora.