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l’uragano di neve | 211 |
Doveva aver già raggiunto l’orlo dell’altipiano spazzato dalla bufera; la nebbia però non permetteva agli audaci aeronauti di vedere dove calavano.
Lo scrosciare della cascata si udiva sempre verso destra e diventava anzi più assordante. Qualche enorme colonna d’acqua, proveniente da qualche ghiacciaio, doveva precipitarsi attraverso quella spaccatura, o burrone, o abisso che fosse.
Il capitano cercava d’indovinare dove scendevano e non gli riusciva di discernere le pareti del vallone che la nebbia ostinatamente teneva celate.
Era già trascorsa quasi una mezz’ora dalla rottura dell’ala, quando il fuso subì una scossa, piegandosi per un momento sul fianco destro.
— Capitano! — gridò Rokoff, aggrappandosi fortemente alla balaustrata. — Abbiamo toccato. —
Il comandante si era spinto fuori dal bordo per riconoscere l’ostacolo e vide confusamente una punta aguzza che si piegava sotto il peso del fuso.
— È la cima d’un abete o d’un pino, — disse. — Pare che vi sia una foresta sotto di noi.
— Potremo scendere? —
Invece di rispondere il capitano si slanciò verso la macchina mettendo in movimento l’elica anteriore. Cercava di spingere innanzi lo Sparviero, temendo che dovesse cadere in mezzo a qualche foresta, ciò che avrebbe prodotto qualche catastrofe o per lo meno dei gravi danni.
E infatti il fuso, non trovando spazio sufficiente, poteva rovesciarsi e piombare in mezzo alle piante fracassando i piani orizzontali e lacerandosi le ali.
Sembrava però poco credibile al capitano che sotto di lui si estendesse una vera foresta, essendo gli altipiani del Tibet settentrionale quasi privi di piante d’alto fusto.
Qualche abete o qualche pino, trovato il terreno favorevole, poteva essere cresciuto, ma non di più.
Fortunatamente lo Sparviero, rimorchiato dall’elica, a poco a poco si spostava, cadendo molto lontano da quell’ostacolo che aveva sfiorato l’estremità inferiore del fuso.
Il capitano, che non aveva abbandonato il suo posto a prora, non ne aveva scorto altri. La nebbia però era sempre foltissima, anzi più che sull’altipiano.
D’improvviso il fuso tornò a toccare. Si udì un urto,