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204 | capitolo ventiquattresimo |
dell’osservatorio di Washington, l’hanno ormai luminosamente provato.
— E come mai i raggi del sole ci appaiono gialli?
— Perchè oltre alle fiamme violette, ne ha pure di gialle e siccome queste sono le più lunghe e hanno una maggiore estensione ci giungono prima. Quando le violette arrivano, le prime hanno già saturata la nostra atmosfera.
— Sicchè anche gli altri astri, che a noi sembrano d’oro più o meno giallo o rossiccio, avranno invece tinte diverse.
— Sì, signor Rokoff. La stella Scorpione, per esempio, è d’un rosso fiammeggiante, mentre la sua vicina, che le tiene compagnia, è un piccolo sole verde pallido! Sirio invece è d’un viola oscuro; la Beta della costellazione del Cigno è pure violetta, mentre la sua compagna è giallo-pallido.
— Deve essere però enorme il nostro sole per sprigionare tanto calore.
— Un milione e duecentocinquantamila volte più grosso della terra, signor Rokoff.
— Che meschina figura farebbe il nostro globo.
— E altrettanto meschina la farebbe il sole messo a fianco di Acturus, il re dei soli, che espande pel cielo cinquemila volte più luce e calore dell’astro che ci illumina, — disse il capitano.
— Eppure anche il nostro sole deve produrre del calore in quantità enorme, — disse Fedoro.
— Tanto che nel solo spazio d’un secondo potrebbe, se accumulato, portare al grado di ebollizione cinquecento milioni di chilometri cubi di ghiaccio.
— Misericordia! — esclamò Rokoff. — Mi pare di sentirmi cucinare malgrado quest’aria gelata che mi fa scoppiare la pelle del viso.
— Ma allora il nostro globo non deve ricevere che una piccola parte del calore che irradia il sole, — disse Fedoro.
— Una quantità infinitesimale, — rispose il capitano. — Diversamente, la nostra terra da migliaia d’anni sarebbe stata abbruciata e ora non sarebbe più che un semplice carbone.
— Capitano, non vi è pericolo che il sole possa aumentare la massa di calore che ci manda?
— Se si deve credere agli scienziati, il calore del sole non ha ancora raggiunto il suo massimo sviluppo, anzi continuerebbe ad aumentare per sette od ottocentomila anni, poi dovrebbe succedere un periodo di ristagno e quindi di decadenza, perchè l’astro finirà col consumarsi.