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prigionieri nell’abisso 195


— E il torrente? — chiese Fedoro.

— L’odo rumoreggiare sulla nostra destra.

— Andremo a cercarlo poi?

— Sì, signor Fedoro; preme anche a me lo jack. —

Si misero a scendere la valletta, fermandosi di quando in quando per tema di fare un’altro incontro con quei formidabili animali, incontro che avrebbe potuto avere gravi conseguenze, non avendo più le carabine che erano rimaste in fondo al torrente.

Alle sei di sera toccavano le sabbie del deserto. Stavano per dirigersi verso lo Sparviero, quando Rokoff segnalò uno stormo di grossi uccelli che s’alzava e s’abbassava dietro un ammasso di rocce.

— Capitano, — disse. — Non sono avvoltoi quei volatili?

— Sì, — rispose l’interrogato, dopo averli osservati qualche istante. — Ci deve essere qualche carogna per averli attirati in così grosso numero.

— Che sia il nostro jack?

— Pensavo anch’io in questo momento a quell’animale. Forse il torrente o fiume che sia, scorre dietro a quelle rupi.

— E lo abbandoneremo a quegli ingordi uccellarci?

— No, l’abbiamo cacciato noi e l’avremo. Signor Fedoro, recatevi allo Sparviero e dite al macchinista di venire a raggiungerci. Non è che ad un miglio da noi. —

Mentre il russo si allontanava, il capitano ed il cosacco girarono intorno a quell’ammasso di rupi, che formavano l’ultimo sperone della piccola catena.

Il torrente, diventato un largo fiume, scorreva dietro di esse, dirigendosi verso l’est. Era un affluente del Darja, oppure andava ad alimentare il lago di Tuslik-dung o quello più ampio del Lob-nor?

Le sue acque avevano cominciato a fertilizzare le aride terre del deserto.

Sulle due sponde si vedevano numerose betulle nane e fitti cespugli.

— Ecco là gli avoltoi, — disse Rokoff. — Saccheggiano la nostra selvaggina; vedete che s’inalzano portandosi via dei pezzi di carne sanguinante? I bricconi! —

Affrettarono il passo e giunsero sulla riva. Non si erano ingannati.

Lo jack si era arenato su un banco di sabbia e una qua-