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176 | capitolo ventunesimo |
— Lo so e anche l’Imperatore ricaverebbe immensi vantaggi se levasse la sciocca proibizione. Ciò non impedisce però che nella Mongolìa, la quale è prodigiosamente ricca di miniere, talune vengono lavorate di nascosto.
I minatori per far ciò devono riunirsi in bande numerose e bene armate, onde tener testa alle truppe che il governo non esita a mandare contro di loro per catturarli e decapitarli. Si può anzi dire che buona parte delle ribellioni interne avvengono precisamente per la lavorazione delle miniere, essendo i minatori costretti ad inalberare il vessillo della rivolta. Sono per lo più banditi, bene armati, che non s’accontentano solamente di frugare le viscere della terra, saccheggiando anche le vicine regioni per provvedersi gratuitamente dei viveri necessari.
— All’incirca come i primi minatori Californiani e Australiani, — disse Fedoro. — Anche essi, prima della proclamazione della famosa legge di Lynch, derubavano tutti.
— Peggio ancora, — disse il capitano. — Non sono molti anni, precisamente in queste regioni, un Cinese, e ve ne sono molti che sono dotati d’una capacità straordinaria per trovare i giacimenti auriferi, regolandosi, a quanto si assicura, sulla conformazione delle montagne e sulle piante che vi crescono, scopriva una ricchissima miniera. Sparsasi la voce, in pochi giorni diecimila banditi si radunavano per sfruttarla. Mentre però la metà di quei minatori passavano al crogiuolo i quarzi che contenevano oro in abbondanza incredibile, l’altra metà devastava i dintorni saccheggiando mezzo regno d’Uniot, che allora era tributario della Cina. Per due anni lavorarono estraendo tali ricchezze, che l’oro in tutta la Cina diminuì la metà del suo valore.
— Che miniera! — esclamò Rokoff. — Saranno diventati tutti ricchissimi costoro.
— No, finirono invece tutti male, — disse il capitano, — e in causa dei loro continui saccheggi e dei loro disordini. Il loro numero era così aumentato, che il re d’Uniot non osava assalirli, malgrado i reclami dei suoi sudditi e anche della Cina; ma un giorno costoro ebbero l’imprudenza di fermare la regina mentre stava attraversando una vallata per recarsi a pregare sulla tomba dei suoi avi e di depredarla di tutte le gioie che aveva indosso.
— Si vede che non erano ancora contenti dell’oro che estraevano, — disse Rokoff.
— E fu la loro rovina, perchè il re, indignato, mosse contro