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168 capitolo ventesimo

quillo. — Deve essere molto interresante, perchè vedo che il capitano ride a crepapelle. Che cosa ne dici, Fedoro?

— Io non so, ma vedo una cosa.

— Quale?

— Che la principessa, a poco a poco si avvicina a te.

— Misericordia?

— E che non ti stacca di dosso gli sguardi.

— Che quella vecchia pazza...

— Signor Rokoff, — disse il capitano, che gli si era accostato. — Sono stato incaricato, dal mandiki, d’una commissione per voi. Permettete che fin d’ora vi faccia le mie congratulazioni. Corbezzoli! Quanto v’invidieranno i sudditi di Khurull-Kyma-Chamik.

— Una commissione per me? — chiese il cosacco, che si sentiva bagnare la fronte da freddo sudore.

— Quattromila montoni, trecento cammelli, sette tende e non so quanti cofani pieni di pezzi di seta e di gioielli ed un titolo! Sono fortune che non capitano tutti i giorni.

— Che cosa c’entrano i montoni... i cammelli... —

Il capitano, fattosi serio disse, inchinandosi comicamente:

— Io saluto in voi il principe di Turfan.

— Io, principe! — gridò Rokoff che pareva in procinto di scoppiare.

— Mi hanno pregato di chiedere la vostra mano da parte della bellissima, ricchissima e potentissima principessa Khurull-Kyma-Chamik, che si è degnata di scegliervi per suo quinto sposo.

— Fulmini del Don!

— Fortunato amico! — gridò Fedoro, schiattando dalle risa. — E il briccone si lagnava d’avermi accompagnato in Cina!


CAPITOLO XXI.

La principessa di Turfan.

Se Fedoro e il capitano non erano pronti a trattenerlo, il cosacco aveva già preso lo slancio per fuggire verso lo Sparviero, piantando in asso la vecchia principessa coi suoi montoni, i suoi cammelli, le sue gioie ed il suo monaco.

Diventare lo sposo di quella vecchia centenaria! Ah, per bacco! era troppo grossa la pillola da mandar giù, anche indorata da un titolo principesco e rimbombante.