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le ambizioni d’un calmucco 167


Mentre chiacchieravano, la principessa continuava a guardare sottocchi il cosacco e bisbigliare col monaco il quale, troppo affaccendato a rimpinzarsi di pasticci e di focacce, si limitava a rispondere con dei cenni del capo.

Avevano appena terminato il pasto, quando al di fuori si udirono rullare dei tamburelli e strepitare dei gong.

Il monaco si era alzato soffiando come un mantice e dicendo.

— Ecco che la sulla comincia. I figli del possente Budda onorino la festa colla loro presenza. —

Tutti uscirono dalla tenda, preceduti dalla principessa.

La notte era calata, ma miriadi di lumi brillavano nelle vie della borgata e intorno alle tende, avanzandosi verso la piazza come un immenso serpente fiammeggiante.

Dinanzi alla dimora della principessa, dei servi avevano alzato una specie d’altare — il dender — formato con rami d’abete intrecciati e piantati su pezzi di legno coperti d’erba.

Su due lati ardevano due piccoli falò ed in mezzo ai rami s’alzava una statua di Budda formata d’argilla seccata al sole e abbellita di pezzi di carta dorata e da collane di tael.

La festa della sulla, ossia della lampada, è una delle più grandi ed anche delle più originali che celebrano i calmucchi ed ha qualche somiglianza coi quella delle lanterne dei vicini cinesi.

Giacchè riesca di maggior effetto, si aspetta la notte. Allora tutta la popolazione della tribù si schiera, munita di lampade ripiene di grasso, i cui lucignoli sono formati dagli steli d’una pianta ben secca, avvolti in un po’ di cotone, e devono essere tanti quanti sono gli anni di colui che deve portare il lume.

Preceduti da una musica indemoniata, devono fare tre volte il giro dell’altare, sempre ballando e procurando di non cadere, perchè la via che devono percorrere deve essere prima stata interrotta da fossati e da buche scavate appositamente.

Un uso molto curioso poi, vuole che un bambino nato il giorno prima della sulla, debba venire considerato l’indomani come già vecchio d’un anno.

Mentre la principessa attendeva l’arrivo della tribù che s’avanzava fra un clamore assordante, il monaco si era accostato al capitano, impegnando con lui una misteriosa conversazione, accompagnata da gesti maestosi.

— Che cosa può raccontare il mandiki? — si chiese il cosacco, il quale, senza conoscere il motivo, non si sentiva punto tran-