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128 | capitolo diciasettesimo |
vigorosi, coperti per la maggior parte di pelli di montone, colla lana all’infuori e di ermellini, con lunghi stivali di feltro nero simili a quelli che usano i manciuri, ed il capo difeso da berrettoni di pelo di cane o di zibetto.
Brutti tipi d’altronde, con facce lunghe e piatte color dei meloni, cogli occhi obliqui e sporgenti, con lunghe barbe arruffate e code pure lunghissime, adorne di nastri sbrindellati.
Erano tutti armati di fucili antichissimi, parte a miccia e parte a pietra, di pistoloni, di scimitarre dalla lama larghissima e di coltellacci somiglianti un po’ agli jatagan degli Afgani e montavano dei cavallucci magrissimi, colle teste molto allungate, dalle gambe secche e nervose che correvano come il vento, agitando le lunghe code.
In mezzo a loro saltellavano abbaiando, degli splendidi molossi di razza tibetana, dai dorsi poderosi, le labbra penzolanti, il muso raggrinzato, reso maggiormente feroce da due profonde piegature, e le code villose, terribili animali usati per guardare gli armenti e che non temono di affrontare gli orsi delle steppe, vincendoli facilmente.
— Chi sono costoro? — chiese Rokoff, il quale aveva introdotta una nuova cartuccia nella carabina. — Dei briganti?
— Nomadi mongoli, — rispose il capitano, che li osservava attentamente. — Se non sono veramente dei briganti, sono egualmente da temersi e non vorrei trovarmi fra le loro mani.
— E vogliono darci la caccia?
— Spereranno d’impadronirsi del mio Sparviero.
— Si vede che non lo hanno scambiato per un mostruoso drago come i cinesi. Sono meno superstiziosi e più coraggiosi.
— E poi ci hanno veduti, — aggiunse Fedoro. — Avranno pensato che un drago non si lascia montare dagli uomini e avranno indovinato che questa è una superba macchina volante.
— Rovineranno inutilmente i loro cavallucci, — disse Rokoff. — Non possono lottare con noi, è vero capitano?
— Speriamolo, — rispose il comandante, con un certo accento però che colpì vivamente il russo e il cosacco.
— Perchè dite speriamolo, signore? — chiese Rokoff, guardandolo.
— Temo che dovremo respingerli con le armi.
— Se corriamo con una velocità di trenta e più miglia all’ora?
— Durerà?...