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122 | capitolo sedicesimo |
— Cos’hai? — chiese il capitano, muovendogli rapidamente incontro.
— Là!... là!... sul fuso... un animale!... — rispose il giovanotto, con voce strozzata. — Stava per balzarmi addosso!...
— Un animale sul nostro Sparviero! — esclamò il capitano. — Hai sognato?
— No, signore... l’ho veduto... usciva disotto la tenda che copre le casse di poppa.
— Un’orso? — chiese Rokoff.
— No... non era un orso... pareva una tigre.
— È impossibile! — esclamò il capitano.
— Vi dico invece che è possibile — disse Fedoro. — Non è raro trovarle anche nella Manciuria.
— La cosa diventa seria, — rispose il capitano. — Preferirei affrontare una coppia d’orsi. L’hai veduta a fuggire?
— Non so se sia rimasta sul ponte o se sia balzata fra i cespugli, — rispose il macchinista. — Appena l’ho veduta comparire sono saltato a terra.
— Signori, — disse il capitano, volgendosi verso il russo e il cosacco. — Siete bravi tiratori?
— Entrambi, — rispose Fedoro.
— Non mancate ai vostri colpi; le tigri non hanno paura e si gettano coraggiosamente sui cacciatori.
— Le ho già conosciute in India, — disse Fedoro.
— E io farò la loro conoscenza ora, — aggiunse Rokoff.
— Dove si trovava nascosta? — chiese il capitano al macchinista.
— A poppa, signore.
— Attaccheremo dalla prora. —
Tenendosi curvi per non farsi vedere dal sanguinario felino, si diressero lentamente verso l’aerotreno, seguiti a breve distanza dal macchinista, il quale si era armato d’un grosso ramo di pino che aveva trovato al suolo.
La tigre, — supposto che fosse veramente tale, — non dava segno di vita. Era fuggita approfittando del terrore del macchinista o si teneva nascosta dietro alla macchina e alle casse, per poi piombare improvvisamente sui cacciatori?
— Pare che non sia troppo coraggiosa, — disse Rokoff. — Che si sia accorta che noi siamo uomini capaci di levarle la pelle? Non riesco a vederla.
— Si terrà nascosta, — rispose il capitano.