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i leopardi dello sciamo 121


— In piedi, signori; spero di potervi offrire per colazione un eccellente zampone d’orso, un boccone da re. —

Si era armato di tre carabine Express, armi di corta portata, non superando i quattrocento metri, preferibili a tutti gli altri fucili da caccia, perchè le loro palle, vuote internamente, oltre a raggiungere una grande velocità, producono delle ferite terribili in causa della loro larga espansione.

Ne diede una a ciascuno, poi fece aprire il boccaporto e dopo aver ascoltato qualche po’, salì sul ponte, girando all’intorno un rapido sguardo.

L’orso non doveva più essere tornato. Gl’istrumenti, bussole, barometri e termometri sospesi alla balaustrata, occupavano ancora il medesimo posto di prima, mentre sarebbero stati per lo meno guastati dal plantigrado, nel superare la murata.

Solamente una cassa era stata rovesciata, probabilmente nella fuga precipitosa dell’animale.

— Non ha più osato arrampicarsi sul fuso, — disse il capitano — che sia stato ferito?

Si diresse verso prora e scorse sul ponte alcune gocce di sangue.

— L’avete colpito, — disse volgendosi verso Rokoff. — Può essere già morto in mezzo a qualche macchia. Andiamo a cercarlo. —

Discesero dal fuso e si avventurarono fra i cespugli che ingombravano la cima della collina.

Procedevano cauti, non essendo certi che quell’orso fosse stato solo, anzi Rokoff sospettava il contrario, avendo udito contemporaneamente raschiare la parete e il ponte.

A cinquanta metri dall’aerotreno s’alzava una fitta macchia di betulle, circondata da cespugli di nocciuoli selvatici. I tre aeronauti, supponendo che l’animale si fosse rifugiato là dentro, si diressero a quella volta tenendo pronte le carabine onde evitare qualunque sorpresa.

Avevano già superata mezza distanza, quando udirono improvvisamente il macchinista urlare:

— Aiuto, capitano! Aiuto!

— Per centomila orsi! — esclamò Rokoff, facendo un rapido voltafaccia. — Chi assale il nostro giovane? —

Il macchinista, con un solo salto, si era precipitato giù dal fuso e correva a tutte gambe verso i cacciatori, cogli occhi strabuzzati dal terrore e i lineamenti sconvolti.