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il tradimento del tartaro | 107 |
— E portiamo giù questi vasi onde si ubbriachino presto, — disse Fedoro. — Giacchè il tartaro non c’è, approfitteranno volentieri.
— Buona idea, — disse Rokoff. — Sbrighiamoci, i manciù non sono che a cento passi. —
Presero le tre pentole più grosse e le portarono nella cucina, poi tolsero i massi e socchiusero la porta, senza che i mangiatori d’oppio aprissero gli occhi. Russavano così sonoramente, che nemmeno il cannone li avrebbe svegliati.
Il capitano e i suoi compagni risalirono rapidamente nella stanza superiore, ritirarono la scala e chiusero il vano con una fitta stuoia.
Avevano appena terminato, quando i manciù giunsero dinanzi alla porta.
Il capofila l’aprì con un poderoso calcio, gridando con voce imperiosa:
— Changhi, portaci del sam-sciù; abbiamo tanta sete da vuotare tutti i tuoi vasi. —
Non ricevendo risposta, entrò seguito da tutti gli altri.
— Changhi è scomparso, — disse un manciù — ed ha lasciato a guardia della sua casa questi sei ubriachi. Bah! Non protesteranno se noi diamo l’assalto a questi vasi che pare siano stati messi qui per noi. Tanto peggio per Changhi se non troverà più una goccia di sam-sciù. —
I manciù, bevitori formidabili quanto i cosacchi e gli irlandesi, si sedettero intorno ai vasi e cominciarono a bere a garganella senza occuparsi dei mangiatori d’oppio, i quali d’altronde non avevano interrotto il loro sonno.
I tre aeronauti, sdraiati al suolo, spiavano i bevitori attraverso uno strappo della stuoia. Di quando in quando, or l’uno e ora l’altro, s’alzavano per dare uno sguardo alla foresta, temendo il ritorno del tartaro.
— Appena saranno ubbriachi ce ne andremo lestamente, — aveva detto il capitano. — Se quel tartaro comparisce prima, guasterà ogni cosa e vorrei che rimanesse lontano qualche ora ancora. —
I manciù, trovandosi liberi, ne abusavano per bere a crepapelle. Le tazze s’immergevano e si vuotavano con rapidità straordinaria, senza estinguere la sete che divorava quei robusti stomaci.
Cominciavano però a provare i primi sintomi dell’ubbria-