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104 capitolo tredicesimo

rosti, — rispose il comandante. — La Mongolìa è ricca di uccelli e anche di selvaggina da pelo e faremo ogni giorno una battuta. Voi non avete fretta di tornarvene in Europa, è vero?

— No, signore — rispose Fedoro. — Desidererei però di avvertire la mia casa di Odessa di non fare, almeno per un certo tempo, alcun assegnamento su di me e d’incaricare il mio rappresentante a Hong-Kong di acquistare il the che io non ho potuto avere dal defunto Sing-Sing.

— Una cosa facilissima, — rispose il capitano. — Si manda un telegramma.

— Ma... signore... voi vi dimenticate che qui non vi sono uffici telegrafici e che siamo nella Mongolìa.

— Se qui non ve ne sono, ne troveremo presto uno il quale trasmetterà in poche ore il vostro dispaccio.

— E dove lo cercheremo?

— Non occupatevene, — disse il capitano con un sorriso misterioso. — Preparate il telegramma e fra tre giorni o quattro la vostra casa lo riceverà. Ehi, tartaro, portaci delle altre radici. Il signor Rokoff ha divorato tutto.

— Erano così eccellenti! — rispose il cosacco, ridendo.

— Mi avete capito? — gridò il capitano, dirigendosi verso l’abitazione.

Con sua sorpresa il tartaro non si fece vivo.

— Dove sarà andato? — chiese Fedoro, un po’ inquieto.

Il capitano si spinse fino alla porta chiamando il proprietario ad alta voce e anche questa volta senza successo.

Entrò nella cucina e vide solamente i mangiatori d’oppio coricati l’uno presso l’altro e profondamente addormentati.

— Non c’è più? — chiese Rokoff raggiungendolo.

— È sparito — rispose il capitano.

— Che sia fuggito?

— Signori miei, — disse il capitano — questa scomparsa m’inquieta. Raccogliamo la nostra selvaggina e andiamocene. Io non sono tranquillo.

— Che cosa temete? — chiese Fedoro.

— Non dimentichiamo che noi siamo stranieri e che l’odio del cinese e del tartaro verso l’uomo bianco non è ancora spento.

— Che quel briccone si sia recato in qualche villaggio a chiamare degli amici, per poi farci prendere?

— È quello che sospetto. Orsù, prendiamo i nostri volatili e corriamo al fiume.