Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
88 | capitolo undecimo |
o sette anni e non cessa se non quando tutte le parti molli sono atrofizzate ed il piede ha cessato di crescere. Ricorrono però sovente a dei modi più barbari, battendo la faccia dorsale dei piedi perfino coi ciottoli e producendo perfino delle fratture.
— Che tormento, — disse Rokoff.
— E continuo, — aggiunse Fedoro, — talora poi le fasce vengono continuamente strette e cucite.
— Vorrei vedere quei piedi.
— Non lo otterresti. Le donne cinesi sono così gelose da non concedere tale permesso nemmeno ai loro mariti.
— Ah! Che bel paese è la Cina! — esclamò Rokoff, ridendo. — Il paese delle sorprese strabilianti!
— Ecco gli uomini che tornano, — disse il capitano. — La minaccia di scatenare il terribile drago ha fatto effetto. —
Il vecchio era ricomparso seguito dai due portatori della bara carichi di due enormi canestri contenenti la deliziosa infusione.
Il capitano regalò ai tre uomini due tael, prezzo ben superiore al contenuto dei panieri, un altro alla fanciulla, poi si diresse verso l’altipiano con Rokoff e Fedoro.
— Partiamo, — disse.
Quando giunsero allo Sparviero la macchina già funzionava.
— Siamo pronti? — chiese il comandante.
— Sì, signore, — rispose il macchinista.
Passarono sul fuso, le eliche orizzontali si misero in movimento turbinando, le ali si mossero sbattendo lievemente per non guastarsi al suolo e il treno aereo s’innalzò prendendo subito lo slancio verso l’opposto declivio della montagna.
Sul margine della foresta i tre cinesi e la fanciulla, istupiditi dallo spavento, lo guardavano ad innalzarsi.
— All’ovest, — disse il capitano al macchinista. — Andremo a cacciare sulle rive dell’Hoang-ho. —
CAPITOLO XII.
Una cannonata sull’Hoang-ho.
Attraversato l’altipiano, lo Sparviero che accelerava la sua corsa raggiungendo i quaranta chilometri all’ora, si era slanciato in un immenso vallone chiuso fra due lunghe catene di montagne tagliate quasi a picco e ingombro di una folta nebbia, che un vento impetuoso travolgeva burrascosamente.