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84 | capitolo undecimo |
— Ma questo è un funerale — disse Fedoro, stupito.
— Brutto incontro, — disse Rokoff, facendo una smorfia.
— Io credo che v’ingannate, signor Fedoro, — osservò il capitano. — Non vedete che il feretro è vuoto?
— Il morto lo segue.
— Lo segue! — esclamarono ad una voce il capitano ed il cosacco.
— È quell’uomo che manca del naso.
— Scherzate? — chiese il comandante dello Sparviero.
— È un lebbroso, signore.
— Lo vedo che è coperto di pustole.
— Ed ora lo si va a seppellire.
— Vivo!
— Vivo, signore.
— Ah! Non crederò mai!
— Voi non conoscete gli usi cinesi.
— Pochissimo, tuttavia...
— Vi dico che il morto è il lebbroso.
— E noi permetteremo che lo seppelliscano vivo? — esclamò Rokoff, impugnando il Mauser. — Fucileremo quelle canaglie che vogliono sopprimerlo.
— Non faresti che rimandare ad altro giorno il funerale, perchè il lebbroso esigerà di essere sepolto.
— E tu credi che lui sia contento?
— Non vedi come si avanza calmo e tranquillo verso la fossa? — chiese Fedoro. — D’altronde la morte per lui è un bene lungamente forse desiderato; qui i lebbrosi non vengono curati da nessuno. Si sfuggono come cani idrofobi, si relegano in una capanna e si lasciano morire in un isolamento veramente spaventoso. Quell’uomo avrà chiesto di venire sepolto con tutti gli onori, per mettere termine alle sue sofferenze e i parenti lo hanno accontentato, ben felici di potersi sbarazzare d’un essere pericoloso.
— Ma sai che questi cinesi sono delle vere canaglie?
— Qui hanno l’abitudine di seppellire vive le persone che danno qualche impaccio. Per raccontartene una, ti dirò che l’imperatore Yang-Yu, avendo fatto prigionieri duecentomila ribelli, per non riempire le carceri li fece seppellire vivi tutti. E come vedi quella barbara usanza non è ancora cessata.
— Questo però non è un ribelle, — disse il capitano.
— È forse più pericoloso potendo infettare l’intero villaggio, — rispose Fedoro.