Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
i drammi della schiavitù | 79 |
L’oceano si manteneva deserto, essendo quella porzione dell’Atlantico poco frequentata dai bastimenti. Dopo i due incrociatori, più nessuna altra nave era comparsa sull’orizzonte.
Infatti in quel vasto tratto compreso fra l’Equatore e il 20° parallelo, non si trovano che rade isole, le quali hanno pochi contatti colle genti d’oltre oceano. A Sant’Elena, a San Matteo, a Concezione, a Fernando Noronha ed alle Trinità, ben pochi vascelli approdano, forse due o tre all’anno, essendo quelle isole poco abitate e quasi tutte improduttive.
Alla notte il vento aumentò, accelerando la marcia della Guadiana, la quale aveva fretta di lasciare quei paraggi pericolosi, battuti sovente dagli incrociatori che stazionano a Sant’Elena. L’ufficiale Vasco, che avrebbe voluto già trovarsi al Brasile, fece spiegare gli scopamari ed i coltellacci per aumentare la corsa, non ignorando che quei venti freschi durano poco e che sovente succedono delle calme, che non si rompono per delle settimane intere.
In quella prima notte, il capitano Alvaez ebbe parecchi accessi di delirio. La febbre era sopraggiunta malgrado le cure del dottore, e lo tormentava. Durante gli accessi non parlava che di palle, di tradimenti e di pistole ed il nome di Kardec gli uscì anche parecchie volte dalle labbra contratte, con un’intonazione di profondo odio.
Senza dubbio, ormai gli si era radicato nel cuore il terribile sospetto che il bretone avesse cercato di assassinarlo, per impadronirsi della nave e corseggiare il mare Indo-Malese.
Seghira ed Esteban non lo lasciarono un solo momento e vegliarono presso il suo capezzale fino all’alba. Il ritorno dell’astro diurno parve che portasse un po’ di calma al ferito, poichè dormì tranquillamente parecchie ore e quando si risvegliò, la sua memoria era perfettamente lucida.
– Voi avete passata una brutta notte per me, amici – diss’egli porgendo la mano al dottore ed a Seghira. – Stavo assai male questa notte, me lo ricordo, ma ora mi sento più tranquillo e riposato.
– Non pensare a noi, Alvaez. – disse Esteban. – Ci preme che tu guarisca.
– Sì, Sì, – esclamò Seghira.
– Buona ragazza. – disse il capitano con voce dolce. – Ho fatto bene a condurti con me. Dove siamo, Esteban?
– A duecento miglia dalle coste d’Africa.
– Il vento è fresco, adunque?
– Si mantiene buono.