Pagina:Salgari - I drammi della schiavitù.djvu/77


i drammi della schiavitù 75

X.


I primi sospetti.


Il capitano Alvaez, quando venne portato nella sua cabina, era svenuto e pareva che fosse sul punto di spirare. Quell’accesso di collera e quella sua imprudenza, lo avevano non solo sfinito, ma anche assai aggravato, essendosi repentinamente riaperta la ferita.

Quegli energici e fieri lineamenti erano rimasti ancora contratti per la collera, ma la sua fronte era madida d’un freddo sudore, la sua pelle era diventata livida e, senza il debole respiro che sollevavagli affannosamente il robusto petto, lo si sarebbe scambiato per un morto.

Esteban, che era diventato inquieto e taciturno, si era affrettato a riunire le due labbra della ferita per impedire una maggior perdita di sangue ed a fasciar nuovamente la spalla, ma il capitano non accennava a ritornare in sè.

– È accaduto qualche cosa? – chiese ad un tratto il dottore a Seghira.

– Il padrone si è svegliato bruscamente e mi ha chiesto dove avevate messa la palla che gli avete estratto.

– E poi? – chiese Esteban, corrugando la fronte.

– L’ha levata dal bicchiere e l’ha esaminata attentamente. In quel momento io ho veduto il suo viso alterarsi in modo terribile, tanto che ne ebbi paura.

– Ah!... continua, Seghira.

– In quell’istante nel frapponte echeggiarono le urla dei negri. Il padrone si gettò dal letto, afferrò una pistola, mi pregò di aiutarlo e di condurlo sul ponte. Mi pareva in preda ad una viva eccitazione e le sue membra tremavano.

– Dov’è la palla?

– L’ha lasciata ricadere nel bicchiere.

Esteban s’avvicinò allo sgabello ed estrasse dalla tazza il proiettile, che era aveva ancora le tracce del sangue coagulato e l’osservò con profonda attenzione, pesandolo e ripesandolo or su una mano or su l’altra.