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i drammi della schiavitù 69


Quando il secondo apparve sul ponte, la Guadiana filava verso l’ovest con una rapidità di sette nodi all’ora, spinta dall’eliseo che soffia costantemente da oriente ad occidente. Diede uno sguardo all’attrezzatura, un altro all’oceano, che era lievemente agitato, poi fissò gli sguardi verso l’est. Ai primi albori si scorgevano ancora le coste dell’Africa, che però andavano rapidamente sfumando per la distanza che cresceva di minuto in minuto. In quella direzione, perduti sull’ampia distesa d’acqua, si vedevano spiccare come punti neri, le scialuppe dell’incrociatore montate dai superstiti, che cercavano di raggiungere la baia di Lopez.

Stette parecchi istanti immobile, cogli occhi fissi su quei punti neri, immerso in profondi pensieri, colla fronte aggrottata, le labbra contratte, le braccia strettamente incrociate sul petto come se volesse soffocare la sorda collera che ruggivagli nel petto, poi si scosse bruscamente come se avesse presa una rapida risoluzione, attraversò la tolda e discese nel frapponte.

Gli schiavi, sdraiati sul duro tavolato, dormivano gli uni addosso agli altri, come lo permetteva il poco spazio. I più vigorosi, che erano incatenati agli anelli del frapponte, sorreggevano i più deboli i quali dormivano appoggiati sui robusti petti di loro. Le madri, stipate a poppa, si tenevano stretti al seno i figli, quasi temessero che durante il sonno venissero a loro strappati.

Quattro marinai, colle carabine in mano e lo staffile alla cintola, vegliavano ai quattro angoli del frapponte, pronti a reprimere il più piccolo tentativo di ribellione.

Il bretone strappò uno di quei staffili ad una sentinella e senza pronunciare parola si mise a percorrere quell’immensa sala carica già di acri esalazioni, come se cercasse, fra quell’ammasso di corpi color dell’ebano, qualcuno.

Ad un tratto s’arrestò ed il suo staffile piombò con sordo rumore sulle spalle d’un negro gigantesco, che dormiva in uno spazio che pareva gli fosse lasciato libero dai suoi compagni di sventura.

– Su, Niombo! – esclamò il bretone, con voce rauca.

Il re africano, svegliato bruscamente da quella brutale aggressione, scattò in piedi come un leone ferito, scuotendo furiosamente le pesanti catene, che lo legavano all’anello infisso nella parete.

Vedendo il secondo si trattenne, facendo uno sforzo prodigioso, ma saettò su di lui uno di quegli sguardi da far fremere.

– Cosa volete da me? – chiese egli, con una voce che pareva il ruggito d’una fiera in furore.

– Olà! – esclamò il bretone. – Per chi mi prendi tu? Non