Pagina:Salgari - I drammi della schiavitù.djvu/66

64 emilio salgari


– Credo che quelli non c’entrino affatto colla ferita toccata al tuo capitano, mio bravo marinaio.

– Eh?! – esclamò il mastro, sbarrando gli occhi. – Cosa dite, dottore?

– Dico che il tuo capitano è stato colpito a tradimento, dietro alle spalle, a bruciapelo, mentre aveva la fronte volta al nemico.

– È impossibile, signore! – esclamò il mastro. – È vero che il nostro è un equipaggio composto di banditi, ma non credo che qualcuno possa odiare il nostro capitano.

– Può esservi qualcuno che ha interesse che il capitano muoia.

– Ma chi?... Ditemelo, signor Esteban, che vado a gettarlo in bocca ai pescicani.

– Non lo so, ma forse lo sapremo.

– In qual modo? – chiese il secondo con un tono di voce così strano, che il dottore ne fu colpito.

Guardò il francese: era più livido d’un cadavere, e nei suoi occhi si leggeva un’ansietà tale, che il dottore non potè fare a meno di sussultare. Era un accesso di sorda rabbia per non conoscere il traditore, che aveva vigliaccamente tentato di assassinare il prode brasiliano e d’indignazione per l’infame attentato o era una paura segreta che gli conturbava l’animo? Chissà: quell’uomo era così strano, così incomprensibile, che tutto si poteva supporre ma senza indovinare.

– In qual modo? – disse il dottore, crollando il capo come se volesse scacciare un importuno pensiero. – Non lo so ancora, ma forse vi è una prova nella palla che ho estratto dalla ferita del capitano.

– L’avete conservata? – chiese il secondo, con una viva ansietà.

– Sì, signor Kardec. È qui, in questo bicchiere.

– Avete fatto bene.

– Vi sono dei feriti da curare sul ponte? Il capitano per ora non ha bisogno dell’opera mia: si è assopito e questo riposo gli farà bene.

– Vi sono sei feriti, dottore – disse Hurtado.

– E molti morti?...

– Una diecina.

– Ed i negri?...

– Una palla ne ha ammazzati sette e un’altra ne ha storpiati due o tre.

– Andiamo a curare i feriti, Hurtado. Tu, Seghira, veglierai sul capitano.