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58 emilio salgari


fuggire verso il sud e mise la prua all’ovest, presentandole il fianco, pronto ad abbordarla.

Era il momento atteso dal negriero:

– Fuoco! – urlò. – Dritto sull’incrociatore, Hurtado!

La nave nemica, vedendo la Guadiana dritta sul suo filo di tiro, aprì un fuoco d’inferno coi suoi pezzi di babordo, vomitando palle ed uragani di mitraglia, ma gli artiglieri della nave negriera non erano uomini da arrestarsi. Mentre i tiragliatori, dispersi pel ponte o arrampicati sulle griselle, sui pennoni e perfino sulle crocette, tuonavano colle carabine, si misero a sparare furiosamente coi due grossi pezzi da caccia, non permettendo, la posizione della nave, di far uso di quelli delle batterie.

I lampi si succedono ai lampi, le detonazioni alle detonazioni. Le palle e la mitraglia fischiano dovunque, sfondano le murate, si cacciano fra i madieri ed i corbetti aprendo fori e strappi, massacrano vele e cordami, rimbalzano dappertutto abbattendo gli uomini; ma quel combattimento a fuoco dura pochi momenti.

La Guadiana, avvolta, nascosta dal fumo, appare di repente a pochi passi dall’incrociatore. Il suo sperone d’acciaio s’illumina un istante sotto le vampe che i cannoni vomitano, poi si sprofonda nel fianco del legno nemico col fragore di una cassa di munizioni che scoppia, cacciando e imbrogliando il suo bompresso fra gli stragli di maestro e di trinchetto.

Un urlo immenso echeggia sul ponte dell’incrociatore che si era rovesciato sul tribordo, sotto la spinta irresistibile della nave negriera.

– Coliamo a fondo!...

Poi un’onda d’uomini si scaglia, si rovescia sulla prua della nave negriera, emettendo feroci clamori.

VIII.


Una ferita inesplicabile


La temeraria manovra del negriero era completamente riuscita; la nave nemica che doveva assalirlo, era stata invece colpita a morte, prima ancora che potesse virare di bordo per presentare la prua.