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i drammi della schiavitù 55


ponte mezza dozzina di barili di rhum di tratta, una provvista di granate e farete disporre sul capo di banda i grappini d’abbordaggio.

– Del rhum! – esclamò il dottore, sorpreso. – Vuoi ubbriacare gli uomini dell’incrociatore?...

– Servirà a scaldare il loro legno, Esteban. Ascoltatemi attentamente, signor Kardec.

– Vi ascolto, signore.

– Disporrete i barili lungo le murate di babordo e vi metterete a guardia sei uomini dei più robusti e dei più svelti. Se i marinai dell’incrociatore verranno all’abbordaggio, farete rovesciare sul loro ponte quei barili, li farete spezzare e darete fuoco al liquido.

– Si tratta d’incendiare la loro nave?

– Sì, signor Kardec. Io appoggerò la manovra dei vostri uomini coi miei tiragliatori, che avventerò sul legno nemico. Mi avete compreso?

– Perfettamente, signore.

– Andate!

Poi volgendosi verso il mastro che teneva sempre la ribolla del timone:

– Hurtado! – gridò. – Governa sempre sopravvento!... Si spieghino i coltellacci e gli scopamari!... Vasco!...

Il giovane ufficiale accorse alla chiamata, gridando:

– Capitano!...

– Sono bene stivati gli schiavi?

– Formano un blocco solo.

– Li avvertirai di tenersi stretti agli anelli del frapponte, poichè potrebbe avvenire un urto formidabile.

– Si lavora di sperone?

– È probabile.

– Sta bene, capitano. Tanto peggio per loro, se non obbediranno.

L’audace negriero, come si vede, era deciso ad aprirsi il passo a qualunque costo. Quell’uomo, che se fosse stato un ammiraglio avrebbe fatta la fortuna della flotta del suo paese, era deciso a sbarazzarsi del secondo avversario sia avventandogli il suo equipaggio sul ponte, sia di sventrarlo con un buon colpo dello sperone della Guadiana. Non assaliva però ancora: se era audace, risoluto, era anche prudente ben sapendo che, anche vincendo, nulla avrebbe avuto da guadagnare. Voleva innanzi a tutto tentare prima la fuga, per evitare quell’inutile combattimento, per ciò procu-