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44 emilio salgari


all’orizzonte, perchè i suoi sabordi, abilmente nascosti, improvvisamente cadessero per lasciar uscire le nere gole di otto pezzi del calibro di sedici, mentre sulla coperta si allungavano due grossi pezzi da caccia da trentadue, che si tenevano nascosti sotto due grandi tele cerate.

Il suo equipaggio, forte di quaranta uomini, raccolti in tutti i porti dell’America e dell’Europa, composto di ercoli, rotti a tutte le avventure, capaci di qualsiasi mariuoleria, decisi a tutto, si disponevano allora in ordine di battaglia e la Guadiana, tramutata lì per lì in una solida e potente nave da guerra, tuonava ben alto e si difendeva con disperato vigore, lanciando ovunque e con matematica precisione, i suoi messaggeri di morte. Era forse per questo che gl’incrociatori, che avevano provato più volte i suoi morsi, la spiavano con tanto accanimento ed avevano organizzato, lungo quelle coste, un’accurata sorveglianza per sorprenderla con forze preponderanti e schiacciarla.

Il capitano Alvaez non era però uomo da sgomentarsi e come si vede, quantunque sapesse di essere atteso all’uscita della baia, muoveva intrepidamente incontro al pericolo, fidando nelle proprie forze e nella propria abilità.

Lasciato l’ancoraggio dei baracon di Bango, la Guadiana scendeva silenziosamente le cupe acque del Nazareth, tenendosi sotto la fosca ombra dei grandi alberi, che coprivano la sponda destra. Aveva spiegato tutte le sue vele, per essere pronta ad approfittare del vento che doveva soffiare nella baia, ed il suo equipaggio, dopo di aver chiuso il boccaporto del frapponte con un immenso graticolato di ferro, per impedire ai negri ogni uscita, si era disposto in ordine di battaglia per respingere l’attacco delle due navi nemiche.

Alvaez, che pel momento pareva non pensasse più nè ai suoi negri, nè alla schiava, che Vasco aveva condotta in una cabina di poppa, si era collocato a prua, con a fianco mastro Hurtado e il medico di bordo, un uomo sulla cinquantina, alto, magro e asciutto come un’aringa, vecchio amico del padre del negriero e che aveva accettato quel pericoloso posto sulla Guadiana solo per l’affetto che portava verso il figlio del defunto, quantunque fosse un partigiano convinto della libertà dei negri e chiamasse la tratta una grande infamia.

Un silenzio quasi assoluto, regnava a bordo del legno e sulle sponde del fiume. I negri tacevano come se la paura avesse paralizzate le loro lingue ed i marinai non fiatavano. Perfino le grida dei sudditi di Bango erano cessate, ed altro non si udiva che il mor-