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36 | emilio salgari |
troppo la potenza, non avrebbero esitato a scagliarsi, come tori furibondi, contro il miserabile e le sue scorte.
Quei volti fuligginosi, contratti pel furore impotente, quegli occhi torvi che mandavano cupi lampi, quelle mani raggrinzate, quei muscoli tesi come se volessero scattare, dimostravano chiaramente l’odio, che ruggiva nei cuori di quei disgraziati.
– Uhm! – esclamò il mastro. – Non spira buon’aria qui, pel nostro amico Bango. Per Bacco!... Che bella collezione di negri, ha reclutato questo furfante ubbriacone! Sono di buona razza questi!
Il capitano, che aveva molta fretta, fece il giro del baracon accompagnato da alcuni negri muniti di torce, fermandosi di tratto in tratto ad osservare taluni schiavi, poi visibilmente soddisfatto, raggiunse il re che si era tenuto prudentemente lontano.
– Il carico mi conviene – disse. – Ma dov’è Niombo?
– L’ho fatto rinchiudere in una capanna apposita – disse Bango. – Quell’uomo poteva scagliarmi addosso queste canaglie.
– E la meticcia?
– È con lui.
– Voglio vederli.
– Me li pagherai il doppio degli altri?
– Vedremo.
– Seguimi.
Bango, sempre seguìto dalla scorta, si recò all’estremità dell’immenso recinto ed entrò in una capanna, guardata da un numeroso drappello dei suoi sudditi.
Il capitano, che lo aveva seguìto in preda ad una viva curiosità, entrò e scorse, seduto nel mezzo, su di una stuoia, un negro di statura colossale, uno dei più superbi che fino allora aveva veduto.
Era alto quasi sei piedi, aveva il petto ampio, le spalle larghe, le membra muscolose e, cosa strana in tale colosso, le estremità eleganti: dei piedi e delle mani quasi di donna. Malgrado la sua mole, si capiva di primo acchito, che quel magnifico campione della razza negra, oltre una forza immensa, doveva possedere anche una agilità prodigiosa.
Vedendo entrare quegli uomini, rialzò il capo che teneva chino sul robusto petto, mostrando un viso privo di quelle sgradevoli deformazioni che sono particolari agli uomini di razza negra, e che spariscono a poco a poco in quelli derivanti dall’incrocio delle razze arabo-africane.
La sua fronte era ampia, il naso invece di essere schiacciato