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i drammi della schiavitù | 29 |
per la prima ad una nazione, che nel medio evo era più innanzi di molte altre, in fatto di civiltà. Il Portogallo fu il primo a organizzare quelle bande sanguinarie; dietro a questo, corsero gli arabi.
Ed ecco quel vasto continente diventare il teatro di orribili stragi. Le cupe foreste dai giganteschi baobab, che da migliaia d’anni forse mai erano state turbate dallo strepito di un’arma da fuoco, rintronare di spari micidiali; ecco quelle regioni dove vivevano tranquille le tribù nere, invase da quelle orde di uomini assetati di sangue, di rapine e avidi di prede umane; ecco i monti e le valli, i fiumi ed i grandi laghi dell’interno, per secoli e secoli tranquilli, echeggiare di urla di feroci, di gemiti di feriti, di moribondi, di pianti di madri che si vedevano strappare dai fianchi i terrorizzati figli, mentre i mariti soccombevano in difesa delle capanne violate ed i baldi garzoni venivano incatenati e trascinati lontani, lontani, al di là dei grandi boschi che li avevano veduti nascere, al di là dell’immenso oceano, a morire schiavi in terre straniere, sotto la sferza d’implacabili aguzzini.
Là ove sorgeva una tribù popolosa non rimangono che dei cadaveri, che le termiti dalle branche possenti ed i denti degli sciacalli e delle iene trasformeranno in scheletri; là ove sorgeva una borgata, più non rimangono che fumanti rovine, capanne sfondate e qualche muro; là ove si estendeva un regno possente non rimane più un sol uomo a raccontare la storia dei suoi monarchi o i fasti dei suoi antenati: tutto è scomparso, tutto è diventato silenzioso. Per di là sono passate, come tromba devastatrice, le bande dei cacciatori d’uomini e tutto hanno distrutto!
Fortunati coloro che sono caduti colle armi in pugno in difesa dei loro villaggi, delle loro spose, dei loro figli! Almeno quelli non assisteranno alle inaudite barbarie, alle torture che attendono i superstiti; almeno quelli riposeranno sulla terra dei loro avi, all’ombra dei grandi boschi primitivi e sotto il sole bruciante dell’equatore.
Ed i superstiti? Disgraziati, sarebbe stato meglio che fossero stati uccisi come gli altri.
Eccoli là, incatenati, con una forca di legno al collo che li unisce a due a due, in marcia verso la costa dove li attendono le navi negriere. Uomini, donne, bambini, sono là tutti, circondati dai vincitori che li spingono innanzi a colpi di pesanti fruste di pelle di ippopotamo, che strappano ad ogni sferzata, pelle e carne insieme.
La fuga è impossibile, la rivolta vana: essi sanno che i cac-