Pagina:Salgari - I drammi della schiavitù.djvu/202

200 emilio salgari


Quando l’oscurità invase la boscaglia, i naufraghi erano così esausti, da non reggersi più in piedi, non avendo mangiato durante il giorno che poche frutta e bevute poche goccie d’acqua putrida e fangosa.

Kardec, sempre più furioso si sfogava con diluvi di imprecazioni all’indirizzo di Niombo. Invano interrogava il dottore per consigliarsi sul da farsi. Questi si era chiuso in un silenzio assoluto e non rispondeva che con un crollare del capo. Anche Seghira taceva o quasi, e rispondeva con monosillabi.

Fu stabilito il campo presso un gruppo di banani selvatici, le cui foglie smisurate bastavano a difenderli dall’umidità della notte, che è abbondante e assai pericolosa nei boschi equatoriali. Due marinai, i più robusti e perciò i meno stanchi, montarono il primo quarto di guardia; gli altri, che non si tenevano più ritti, si sdraiarono accanto ai fuochi e s’addormentarono d’un sonno di piombo.

Anche il dottore e Seghira, malgrado le loro preoccupazioni, stanchi da quella lunga marcia, avevano chiusi gli occhi.

Erano trascorse parecchie ore. Gli uomini di guardia erano stati cambiati due volte e l’alba non doveva essere lontana, quando si udirono nella tenebrosa foresta dei misteriosi rumori.

Le foglie dei cespugli si agitavano, si vedevano apparire e scomparire delle forme indecise e si udiva un susurrìo strano, che pareva prodotto dallo strisciare di una moltitudine di corpi.

I due marinai, che vegliavano presso i fuochi, quantunque cadessero pel sonno che loro malgrado li invadeva, si alzarono coi due fucili in mano, ma retrocessero vivamente, muti pel terrore.

Centinaia d’ombre umane avevano circondato silenziosamente l’accampamento e li guardavano con certi occhi, che brillavano stranamente fra quella profonda oscurità. Da dove erano sorte? Cosa volevano? Cosa aspettavano per slanciarsi?

D’improvviso nella foresta echeggiò un fischio potente. Tosto tutti quegli uomini neri si precipitarono innanzi come una tromba, emettendo orribili clamori.

I due marinai fecero fuoco a casaccio. Qualche uomo cadde, ma gli altri in un baleno furono addosso all’accampamento, scagliandosi sui naufraghi che stavano alzandosi.

Ogni resistenza fu impossibile. L’assalto fu così rapido e così brutale, che in meno che lo si narri, tutti i marinai, Kardec, Vasco, il dottore e perfino Seghira, si trovarono legati e ridotti all’impotenza.