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198 emilio salgari


– T’ama forse?...

– Sì – ripetè ella, soffocando un sospiro.

– E sarai sua sposa?

– Lo vuole.

– Ma tu...

– Pago la vendetta – rispose ella con accento selvaggio.

– Niombo è un re prode e valente e ti farà felice.

Seghira si nascose il viso fra le mani e non rispose. Quando rialzò il capo, il dottore vide brillare su quegli occhi due lagrime.

– Piangi? – chiese egli.

– L’ho amato troppo e non lo dimenticherò mai.

– Alvaez?

– Tacete, dottore; la ferita sanguina sempre.

Poi raddrizzandosi con uno scatto di tigre e fissando su Kardec che ritornava verso il campo, uno sguardo terribile, mormorò:

– Ma quell’uomo fra poche ore sarà mio e non uscirà vivo dai boschi dell’Africa!...


XXV.


La vendetta degli schiavi


Il bretone ritornava al campo, furioso. Tutte le ricerche fatte per rintracciare Niombo, non avevano dato alcun frutto.

Le detonazioni dei fucili, le grida ripetute dei marinai non avevano avuto alcuna risposta. Il re negro era fuggito senza lasciare tracce visibili, portando con sè il fucile che teneva in mano, durante l’assalto del gorilla. Perchè li aveva bruscamente abbandonati in mezzo a quei boschi, dopo di averli allontanati dalla spiaggia dell’Oceano? Ecco quello che si chiedeva insistentemente Kardec, che non sospettava menomamente il piano infernale, da lunga mano preparato, dall’ex-schiavo del capitano Alvaez.

– Il miserabile temeva di ritornare schiavo e ci ha vilmente abbandonati – disse Kardec al dottore, che era diventato meditabondo.

– Lo credo anch’io, – rispose questi, scuotendosi.

– Credete che non ritorni più, signor Esteban?

– Lo ignoro.