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i drammi della schiavitù | 197 |
– Domani le sue orde ci piomberanno addosso.
– Ma Kardec si terrà in guardia.
Un sorriso sdegnoso sfiorò le labbra della giovane schiava.
– Chi resisterà a un esercito guidato da Niombo?...
– È un tradimento, Seghira.
– Mi vendica.
– Ma io...
– Vendicate il capitano Alvaez, il vostro fedele amico, vilmente assassinato da quel Kardec. Tacete, dottore!...
– Ma gli altri?
Seghira alzò le spalle e crollò il capo, facendo ondeggiare la massa dei suoi neri capelli.
– Non mi riguardano – rispose con durezza. – Appartengono a Niombo.
– Mi fai paura, Seghira. Tu sei implacabile.
– Sono una figlia dell’Africa selvaggia.
– Ma cosa farà Niombo dei marinai?... Io voglio saperlo, Seghira.
– Lo ignoro.
– Io non posso permettere che si uccidano. Kardec è l’assassino del mio migliore amico e te lo abbandono, ma gli altri sono miei compagni.
Seghira s’alzò, con le braccia strettamente incrociate sul petto, fremente, superba, e lanciò sul dottore uno sguardo provocante, uno sguardo di sfida.
– Salvateli, se lo volete – diss’ella con accento acre. – Sono liberi ancora, la foresta sta a loro dinanzi, dite che fuggano, che escano da queste piante che li circondano. Credereste forse di salvarli per ciò?... No, dottore, Niombo li raggiungerà prima che tocchino le sponde dell’Oceano e voi forse potreste pentirvi!...
– È una minaccia, Seghira?
– No, dottore, non dimentico che a voi devo molto e Niombo non dimenticherà il tobib che difese i suoi sudditi nel frapponte della Guadiana.
– Ma ti ho detto che io non posso lasciar uccidere i miei compagni. Sarebbe un’infamia, Seghira.
– E chi vi ha detto che Niombo li ucciderà?... Io non lo voglio.
– Tu, ma Niombo?
– Farà ciò che vorrò io; d’altronde tengo la sua parola.
– Ti ubbidisce, adunque.
– Sì – rispose ella con voce sorda.