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196 | emilio salgari |
– Ed io vi confesso che ho provato una emozione tale, che mi parve di uccidere un uomo.
– Infatti, aveva un non so che di umano quello scimmione, e quando fuggì, si lamentava come un uomo ferito. Che ritorni ad assalirci?
– Io so che talvolta i gorilla si radunano in tre, quattro ed anche di più, per assalire i negri che attraversano le foreste da loro abitate.
– Non mi sembra prudente l’attenderli. Sono tali animali che resistono ad una mezza dozzina di palle.
– Sono più forti degli orsi grigi dell’America del Nord e più difficili ad uccidersi.
– Prendiamo il largo, adunque. Non vorrei affrontarne tre o quattro in una sola volta. Niombo!...
Nessuno rispose alla chiamata.
– Niombo! – ripetè Kardec.
– Non lo vediamo – risposero i marinai.
– Dove si sarà cacciato costui?
– Era qui or ora – disse Vasco.
– Che si sia lanciato sulle tracce del gorilla? – chiese Kardec. – Quel diavolo di negro è capace di questo. Chi lo ha veduto a partire?
– Nessuno – risposero i marinai.
– Nemmeno tu, Seghira? – domandò il dottore.
La giovane schiava non rispose, ma gli fece un rapido gesto.
– Cercatelo – disse Kardec, che cominciava a diventare inquieto. – Non può essere andato molto lontano e ci è necessario per uscire da questa inestricabile boscaglia.
Quantunque i marinai temessero il ritorno del gorilla, si munirono di parecchi rami accesi e si misero a cercarlo in diverse direzioni, chiamandolo per nome.
Il dottore approfittò per avvicinarsi a Seghira, che si era accoccolata contro il tronco del baobab.
– Ebbene? – le chiese.
– L’ora della punizione si avvicina – rispose ella.
– Niombo?
– Partito.
– Per dove?
– Per suoi Stati.
– Siamo vicini adunque?
– A poche ore di marcia.
– E ci farà assalire?