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184 | emilio salgari |
– Sei certo di non ingannarti? – gli chiese il dottore, con viva emozione.
– Queste spiagge le ho vedute ancora e so dire che a due giorni di marcia da qui, vi è il mio regno.
– Ah!...
– Sì, tobib – disse Niombo.
– Cosa intendi di fare?
– Condurre gli uomini bianchi al mio paese.
– E cosa farai di noi?
– Voi e Vasco siete miei amici, ma gli altri mi appartengono – disse il monarca con aria cupa.
– Li ucciderai?
– Se Seghira me lo permettesse, nessuno di quei macellatori dei miei sudditi uscirebbe vivo dalle mie mani, ma il loro castigo sarà forse più tremendo.
– Cosa intendi di dire?
– Silenzio, tobib; a suo tempo lo saprete.
– Ma speri tu che Kardec ti segua nell’interno?
– Mi seguirà.
– Io lo dubito.
– Vi dico che cadrà nell’agguato che gli tenderò: seguitemi.
Niombo si diresse verso l’accampamento accompagnato dal dottore e da Seghira, la quale si manteneva silenziosa, e fermandosi dinanzi al bretone, che stava facendo rizzare le tende, gli disse:
– Ho riconosciuta questa costa.
– La conosci? – esclamò Kardec, con gioia.
– Sì, padrone.
– Dimmi, parla, dove siamo noi?
– Nella regione che voi chiamate Loango.
– L’avevo sospettato.
Un risolino misterioso comparve sulle labbra del re negro.
– Vuoi rivedere i bianchi? – chiese.
– Sai tu dove si trovano?
– Sì, a due giornate di marcia nell’interno, vi sono delle fattorie portoghesi.
– Come lo sai?
– Ho percorso questa regione l’anno scorso ed ho venduto parecchi carichi di arachidi e di noce di galla, a quelle fattorie.
– Dunque il tuo regno è vicino.
– No, si trova molto al sud, a venti giornate di cammino.
– E tu sapresti condurci a quelle fattorie?
– Sì, e senza tema di smarrirmi.