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i drammi della schiavitù 183


– Farò tutto ciò che vorrai, Seghira – riprese Kardec con accento appassionato.

– Grazie, Kardec.

– E ti ricondurrò al tuo paese.

– E ci verrai tu? – chiese ella, guardandolo fisso fisso.

– Sì.

– Me lo prometti?

– Te lo giuro.

– E non avrai paura?...

– Paura!... – esclamò Kardec sorpreso. – E di chi?

– È vero – disse Seghira, come parlando fra sè. – L’uomo bianco non ha mai paura dei negri.

Rimase un istante silenziosa, immersa in tetri pensieri, poi riprese:

– Sarà forse lontano il mio paese, Kardec

– Che monta? Io ti condurrò egualmente.

– Ma sai tu, da quale parte si trovi? Un solo uomo potrebbe condurci.

– E chi è quest’uomo?

– Niombo.

– Ci condurrà.

– Hai fiducia di lui?

– Mi teme e mi obbedirà.

– È vero – disse Seghira.

Ad un tratto trasalì: aveva veduto Niombo farle un rapido gesto.

– Va’ a disporre il campo, Kardec – disse. – Io vado ad interrogar Niombo.

Il bretone s’allontanò. L’equipaggio aveva terminato di trasportare a terra tutte le casse, le botti, le tende e le armi rimaste ed aspettava i suoi ordini.

Seghira stette alcuni istanti immobile, poi vedendo il dottore, che girellava attorno ad un mango, come se cercasse qualche cosa o fingesse di osservare l’albero gli fece un cenno.

– Abbiamo delle novità, Seghira? – chiese questi avvicinandola.

– Sì – rispose la giovane schiava, con un filo di voce. – Niombo ha riconosciuta la costa.

– Ah!... E dove siamo noi?

– Presso il Nazareth – rispose una voce.

Era Niombo che così parlava e che si era silenziosamente avvicinato a loro.