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16 | emilio salgari |
drilli, serpenti, ippopotami, rinoceronti e perfino dei leoni, si divertono come fossero nei grandi boschi dell’interno. Compiango i sudditi di quel furfante di Bango, che devono fornire non poche costolette a questi signori della foresta.
La baleniera, che saliva con grande rapidità, essendo la corrente debolissima, quantunque scendesse colla marea, dopo venti minuti giungeva dinanzi ad una profonda insenatura, sulle cui rive si rizzavano parecchie grandi capanne e si agitava una tribù di negri chiassosi.
La Guadiana era già giunta ed il suo equipaggio, dopo d’aver gettate le ancore, stava imbrogliando le vele e mettendo in acqua le imbarcazioni.
La baleniera in pochi colpi di remo l’abbordò sotto l’anca di babordo ed il mastro salì la scala con un’agilità da scimmia, malgrado la sua età e la sua pesantezza.
— Dov’è il capitano? — chiese egli, facendosi largo fra i marinari della coperta, che s’affrettavano a levare dalla stiva una quantità di barili, di fucili, di pacchi e di casse che disponevano confusamente lungo le murate ed attorno agli alberi.
— Eccolo laggiù a prua, mastro — disse un timoniere. — Abbiamo delle novità?
Hurtado si allontanò rapidamente senza rispondere e si diresse verso un uomo, che impartiva degli ordini ad un gruppo di marinai riuniti a prua.
Quell’uomo poteva avere trentacinque o trentasei anni. Era di statura elevata, di forme vigorose ma eleganti, di carnagione assai abbronzata, quasi olivastra, ma con due occhi di un nero scintillante, che delle donne gli avrebbero invidiati, ed i lineamenti fini ed energici, ombreggiati da una barba nera tagliata all’americana. Anche di primo acchito s’indovinava che quell’individuo doveva essere dotato di un coraggio non comune e di un’audacia a tutta prova, ed infatti non vi era da ingannarsi.
Il capitano Alvaez, di nascita brasiliano, quantunque alla sua nave facesse battere bandiera portoghese, passava per uno dei più audaci negrieri che solcassero i flutti dell’Atlantico.
Nessun pericolo lo sgomentava. Sfidava con sangue freddo straordinario e le più tremende tempeste, e le insidie degli incrociatori scaglionati sulle coste africane per impedire la tratta degli schiavi. Rotto a tutte le avventure, pronto a tutto, nessuna cosa lo sgomentava, e sfidava imperterrito la morte, con una temerità che rasentava la pazzia.
Già noto a tutti gli incrociatori, che l’avevano più volte inse-