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174 | emilio salgari |
vorati all’istante malgrado il sapore nauseabondo e la loro durezza.
Quello squalo era veramente enorme, uno dei più grandi che i marinai avessero fino allora veduto nuotare nelle acque della zattera. Era lungo undici metri e mezzo, pesava oltre cinquecento chilogrammi e la sua bocca misurava una circonferenza di oltre un metro!
Saziata la fame, l’equipaggio si mise tosto all’opera per poter conservare lungamente quella massa di carne, che poteva nutrirli per tre od anche quattro settimane e senza economia.
Niombo, che possedeva una forza da gigante, lo divise a metà a colpi di scure, poi i marinai si misero a tagliare i pezzi in sottili listelle per seccarle al sole, operazione molto facile e pronta con quel po’ po’ di calore, che toccava i 46 od i 48 gradi.
Furono tese numerose corde ed a quelle si appesero le strisce sanguinolenti, lasciando fra l’una e l’altra una certa distanza, perchè seccassero più facilmente e più rapidamente.
Il cuore, il fegato ed il cervello furono tenuti per la cena e Vasco s’impegnò di cucinarli, adoperando una specie di graticola fabbricata con alcuni pezzi di ferro strappati al tavolato della zattera.
– Ora possiamo vivere tranquilli – disse il dottore a Seghira, che assisteva al lavoro dell’equipaggio. – Con queste provviste e coll’acqua che ci rimane, potremo giungere sulle coste dell’Africa senz’altri patimenti.
– Sono necessari molti giorni ancora?
– Fra una settimana possiamo avvistare le coste, se questa brezza non cessa.
– Lo sospiro quell’istante – disse la giovane africana con aria tetra. – Qualcuno non ritornerà più sul mare.
– Ed egli ti ama!...
– E quest’amore gli sarà fatale.
– E gli altri?
– Appartengono a Niombo.
– Pure non hanno colpa alcuna, Seghira, nell’assassinio di Alvaez.
– Ma hanno assassinato i Baccalai.
– È vero.
– E Niombo li vendicherà. La nostra razza non perdona.
– Cosa farà di questi disgraziati?
– Lo ignoro.
– Li ucciderà?
– Non lo so.