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i drammi della schiavitù 165


Kardec, ammaliato, s’avanzava lentamente come se fosse attratto da una forza irresistibile, senza staccare gli sguardi dagli occhi della schiava che lo fissavano sempre, ma con quel lampo magnetico del domatore che soggioga la fiera sanguinaria.

Kardec, l’uomo feroce, che pareva non dovesse avere un cuore adatto a palpitare per nessun essere, le cadde dinanzi, quasi in ginocchio.

– T’amo, – le sussurrò.

– E t’amo anch’io, – gli disse Seghira coi denti stretti.

– Voglio che tu sii mia sposa!...

– Lo sarò.

– Quando?...

– Quando m’avrai ricondotta sulle sponde dell’Africa.

– Giuralo!...

– Lo giuro, – rispose la schiava con voce stridula.

– Oh!... Un bacio!... Un bacio!...

Seghira provò un fremito così forte che i suoi denti stridettero e per la seconda volta si gettò indietro.

– Un bacio, Seghira! – supplicò il bretone.

– Ebbene... prendilo!...

Gli prese il capo fra le mani stringendoglielo così fortemente come se volesse schiacciarglielo, chiuse gli occhi come se volesse nascondere la terribile fiamma che vi balenava dentro e su quel viso butterato dal vaiolo e pallido, depose un rapido bacio.

Kardec fece atto di stringersela al petto, ma ella lo respinse violentemente, dicendogli con voce semispenta:

– Vattene!... Vattene!...

– Seghira!...

– Taci!... Vattene!... Là... sulla costa d’Africa... sarò tua sposa!...

Si rovesciò da un lato, poi balzò in piedi con uno scatto di tigre ferita, additandogli la tenda dell’equipaggio.

Kardec stette indeciso fra l’ubbidire o il gettarsi su di lei, poi si mise a indietreggiare a lenti passi, mentre la giovane schiava, ritta sull’orlo della zattera, coi capelli svolazzanti ai soffi della brezza marina, in piena luce lunare, colle braccia convulsamente strette sul seno, le labbra contratte, la fronte increspata burrascosamente, lo fissava sempre co’ suoi occhi, che scintillavano come due carboni accesi.

Quando sparve sotto la tenda, Seghira emise un grido rauco, che tradiva il furore selvaggio fino allora frenato, e fece un gesto di suprema minaccia.