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i drammi della schiavitù | 151 |
– Bah! È una pelle nera! – dissero i marinai in coro.
– Ma troverete chi la difenderà.
– Sarà il comandante forse? – chiese ironicamente Ovando.
– Io, sì! – esclamò una voce minacciosa.
Kardec, livido più del solito, ma con gli occhi in fiamme, la destra stretta sull’impugnatura del coltello che teneva nella cintura, era improvvisamente comparso in mezzo al gruppo. Nel vederlo, i marinai retrocessero: avevano ancora paura di quell’uomo, che esercitava su tutti uno strano fascino, e che fino allora, era il comandante di bordo.
– Sì, io! – ripetè Kardec con voce sorda, dardeggiando su Ovando uno sguardo feroce. – Sulla zattera comando ancora io e se tu, canaglia, osi alzare una mano su Seghira, ti faccio appiccare!
– La vedremo, signor Kardec – rispose il marinaio. – Quando la fame tenaglierà i nostri stomachi, non vi saranno più comandanti a bordo e tutti saranno eguali dinanzi al fatale bottone!
– Ma ti farò appiccare prima, miserabile!
– Non l’oserete!
– È una sfida?
– Prendetela come volete, io vi dico che qui siamo tutti eguali!
– È vero – dissero i marinai, incoraggiati dall’audacia del loro camerata.
– È una ribellione? – chiese Kardec. – A me, amici!
Tre o quattro marinai risposero all’appello, ma gli altri che a poco a poco avevano formato attorno al gruppo un circolo, non si mossero. Kardec divenne più pallido di prima: comprese che ormai la sua autorità era molto problematica, ma non si diede per vinto.
Egli era un uomo, che malgrado i suoi difetti, possedeva un coraggio a tutta prova ed una energia poco comune, un vero uomo nato per comandare e farsi obbedire. Eppoi non ignorava, che un atto di debolezza poteva diventare fatale per la donna che amava.
Scagliarsi sopra Ovando con un salto da tigre, afferrarlo per la gola e rovesciarlo sul ponte, fu l’affare di un solo istante.
– Miserabile! – gli urlò agli orecchi, alzando su di lui il coltello.
Un mormorìo minaccioso s’alzò fra l’equipaggio, ma nessuno