Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
150 | Emilio Salgari |
– Bah! — disse un marinaio, – quando non avremo più nulla da porre sotto i denti, mangeremo i pescicani. A me, per ora, mi basta di bere a crepapelle.
– E poi, aggiunse un altro, con feroce cinismo, vi è qui tanta carne da nutrire un bel numero di bocche. L’equipaggio della Medusa, ci ha insegnato che cosa si deve fare quando la fame batte alle porte.
– E anche vi è una pelle nera che pesa un quintale, – aggiunge un terzo. – Sarà carne meno salata ed amara della nostra.
– Od un’altra che peserà meno, ma sarà più delicata, – disse un quarto.
– Purchè il comandante lo acconsenta, Ovando. Si dice che sia la sua bella.
– Eh, por todos los santos! – esclamò il marinaio che si chiamava Ovando. – Quando non vi saranno più viveri a bordo, comanderanno i più forti!
– Ben detto! – approvò un altro.
– Benissimo! – confermò un terzo.
– Si matura una rivolta qui? – chiese Vasco, che si era appressato al gruppo. – Cominciate male, ragazzi.
– Si parlava di fame, – spiegò Ovando.
– Ed anche di peggio, mi sembra.
– Ne parleremo più tardi di questo, – disse un marinaio. – Per ora lasciamo che le cose vadano pel loro verso, ma quando non vi saranno più viveri, non vi saranno più capi sulla zattera, signor Vasco.
– E per qual motivo?
– Perchè tutti dovranno prendere parte all’estrazione del bottone.
– Antropofago!
– Eh per mille boccaporti! Io non voglio morire di fame!
– E nemmeno io, – disse Ovando.
– Ed io neppure, – aggiunse un altro.
– Vi mangerete fra voi.
– No, signor Vasco. Tutti tenteranno la sorte del bottone nero.
– Anche Seghira? – chiese Vasco, impallidendo.
– Siamo tutti uguali qui e quella donna affronterà il pericolo di venire mangiata come lo affronteremo noi: non è il momento di avere riguardi.
– Vergognati, Ovando! Una donna!